“Dall’inesauribile labirinto di sogni tornai, come a una casa, alla dura prigione. Benedissi la sua umidità, benedissi il suo giaguaro, benedissi il foro della luce, benedissi il mio vecchio corpo dolente, benedissi la tenebra e la pietra”.
Jorge Luis Borges, da “La scrittura del dio”, 2015
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Labirinto
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Il labirinto
“In me ti perdo, notturna apparizione,
nel bosco degl’inganni, nell’assenza,
nel nebbioso grigior della distanza,
nel lungo corridoio di porte false.
Dal tutto si fa il nulla, e questo nulla
di un corpo vivo subito si popola,
come isole che fluttuano nel sogno,
brumose, nel ricordo rinnovato.
In me ti perdo, dico, se la notte
sulla mia bocca colloca il suggello
dell’enigma che, detto, si ravviva
e s’avvolge in spire di segreto.
Nei giri e nei rigiri che m’adombrano,
nell’andare a tentoni a occhi aperti,
qual è del labirinto l’ampia porta,
dove il raggio di sole, i passi certi?
In me ti perdo, insisto, in me ti sfuggo,
in me fonde il cristallo e si frantuma,
ma quando il corpo cede alla stanchezza
in te mi vinco e salvo, in te mi trovo.”
José Saramago, “Il labirinto”, da “In quest’angolo del tempo”
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Nell’immagine in evidenza: “Il labirinto Borges”, sull’isola di San Giorgio, a Venezia. Realizzato nel 2011 dalla Fondazione Giorgio Cini per volere della vedova di Borges Maria Kodama, è stato progettato dall’architetto inglese Randoll Coate per omaggiare Jorge Luis Borges e in particolare la sua opera Il giardino dei sentieri che si biforcano. Tra le oltre 3200 piante di bosso che lo compongono e le siepi disposte in modo da formare il nome Borges, è visibile una serie di simboli che richiamano le opere dello scrittore: un bastone, gli specchi, due clessidre, un enorme punto interrogativo, la tigre, il nome Jorge Luis e le iniziali di Maria Kodama.