“Quando il Baal Schem, il fondatore del movimento spirituale ebraico del chassidismo, doveva assolvere un compito difficile, andava in un certo posto nel bosco, accendeva un fuoco, diceva le preghiere e ciò che voleva si realizzava.
Quando, una generazione dopo, il Maggid di Meseritsch si trovò di fronte allo stesso problema, si recò in quel posto nel bosco e disse: “Non sappiamo piú accendere il fuoco, ma possiamo dire le preghiere”– e tutto avvenne secondo il suo desiderio.
Ancora una generazione dopo, Rabbi Mosche Leib di Sassov si trovò nella stessa situazione, andò nel bosco e disse: “Non sappiamo piú accendere il fuoco, non sappiamo piú dire le preghiere, ma conosciamo il posto nel
bosco, e questo deve bastare”. E infatti bastò.
Ma quando un’altra generazione trascorse e Rabbi Israel di Rischin dovette anch’egli misurarsi con la stessa difficoltà, restò nel suo castello, si mise a sedere sulla sua sedia dorata e disse: “Non sappiamo piú accendere il fuoco, non siamo capaci di recitare le preghiere e non conosciamo nemmeno il posto nel bosco: ma di tutto questo possiamo raccontare la storia”.
E, ancora una volta, questo bastò.
Scholem Gershom, da “Le grandi correnti della mistica ebraica” 1941
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Immagine: Marianne von Werefkin, Sentinella di polizia a Vilnius”, 1941