Ulisse non è considerato da tutti un personaggio storico, ma merita comunque un posto in questo catalogo perché alcune delle sue morti sono più realistiche di molte altre reali, e dunque non poco istruttive.
Secondo Omero Ulisse, dopo aver cacciato i Proci e riabbracciato Penelope, sarebbe ripartito per esplorare il mondo, ma non ci racconta la sua fine: Tiresia gli profetizza una dolce morte dal mare, dopo una vita serena, circondato da popoli felici. E infatti Tolomeo Efesto racconta che morì di vecchiaia presso un’ancella di Circe di nome Hals, trasformato in un cavallo.
Secondo Dante Ulisse volle superare i confini del mondo conosciuto e morì con i compagni dopo aver oltrepassato le Colonne d’Ercole, per superbia e smania di sapere.
Per Giovanni Pascoli riprese il mare dopo dieci anni con i vecchi compagni e rifece a ritroso il suo viaggio, ma le sue avventure si erano trasformate in favole da nulla, e lui finì per naufragare nell’isola di Calipso.
Per Plutarco, dopo aver ucciso i Proci, venne citato in causa dai loro parenti: perde, ed è costretto all’esilio in Italia. Agli etruschi peraltro Ulisse non sarebbe stato molto simpatico, perché di natura incline al sonno.
Secondo Eugammone Ulisse fu invece ucciso per errore dal figlio Telegono, nato dalla sua unione con Circe, che era sbarcato a Itaca per devastarla: Ulisse accorse per difendere l’isola, Telegono non lo riconobbe e lo trafisse con una freccia avvelenata. Telegono in seguito avrebbe sposato Penelope, mentre Telemaco, l’altro figlio di Ulisse, avrebbe sposato Circe. Questo per dire che non tutti gli aedi avevano una memoria prodigiosa come si tramanda.
Licofrone invece racconta un’altra storia. Ulisse, tornato a Itaca dopo la guerra di Troia, trovò la sua casa devastata, svuotata, il patrimonio dilapidato in banchetti e gozzoviglie con il consenso di Penelope, sposa tutt’altro che fedele. Trovò un bambino deforme, Pan, nato dall’unione di Penelope con i Proci (Pan in greco vuol dire «tutti»). Lo prendono in giro, perfino i suoi domestici, gli lanciano addosso cocci, gli tirano pugni. Ulisse sopporta tutto, non replica, riprende il mare, ritorna a errare. Minerva, presa da pietà, per aiutare la sua fuga disperata lo trasforma in un cavallo, e da allora sarà chiamato Ulisse Nano, l’«Errante». Galoppando esplorò ogni angolo della terra, fino ad approdare infine in Etruria, dove morì e fu sepolto. Secondo alcuni la sua tomba si troverebbe a Cortona, presso Arezzo.