“Tu sei gli anni più belli della vita,
gioventù che non torna,
e l’amore, l’amore senza fiato.
Tu sei slancio e ferita.
Presto sarai la piega delle labbra,
il solco accanto agli occhi e l’alta fronte.
Il tuo regno è di sale che corrode.
Sei la perdita in cui avanzo, il millennio
lasciato per un’epoca diversa.
Sei il proiettile puntato alle spalle
che non esplode.”
Beneficio di terra franca (falso atto di proprietà)
“Certifica il presente autografo
che da Cascina Bissa all’osteria
(chissà che tresche che bagordi un tempo,
ma adesso che è una casa scalcinata
il suo nome è una leggenda illeggibile,
i vicini garbati, discreti, diffidenti)
era feudo di Gino e Franca
e anche oltre la Mescia
su su fino in paese, pare,
o più sotto, oltre il taglio
della statale…
chi cerca terra insomma
anche solo un quadrato di bosco per far legna,
un pezzo di collina
dove stendere il palmo sopra un tronco
e dentro tanta
verticale magnificenza
beato istupidire
pensando “questo è mio”
(notaio, annota bene,
dentro a questo recinto
lo spazio a chi appartiene?)
deve chiedere a lui, signore di un bel niente,
che elargirà cospicuo beneficio.
Eccolo che discende
su un trattorino tosaerba
la conca del suo prato,
governa il suo reame
di arbusti e siepi,
fa la toeletta agli alberi,
dà l’esempio ai vicini nuovi,
perché da tempo stringe i suoi confini
ora che qualche malanno… Del resto
anche per lui il paradiso è finito
in un angolo del giardino
e non si sa più bene quale,
così concede udienza volentieri
su fatti di nessuna rilevanza
il signor Gino, fermo
sulla rete di cinta a chiacchierare:
dà ottimi consigli
per la semina e per l’estetica,
a me ha promesso per esempio
qualche pietra di fiume, levigata,
per orlare una pianta ornamentale —
ma non ho cuore di farlo contento
e mi arrangio con pietre
prive di qualità.
(Notaio, annota tutto,
riscatta questa terra da ogni lutto.
Suo figlio avrebbe avuto pressappoco
la mia età)”
“Ma no, non c’è risentimento
nell’affanno di chiavi sulla soglia
nel guardar di scancìo la strada
nel liberar la mensola
da pacchi e lettere intatti da mesi.
Ciascuno ha preso posto
per la prima mondiale:
io assisto allo spettacolo da qui,
semplicemente.
La fronte china a terra
non è dunque rimprovero miopia o umiltà d’accatto,
solo un inchino al prato:
se la pioggia ha cessato
la sua retorica battente
adesso è bello uscire, nonostante
una bisbetica bava di vento.
Da sola si bonifica
la terra vilipesa. Se io pure
procedo tutti i giorni a questi campi
è appena per vedere:
non attendo nessuno
non ho nulla da dire
piuttosto prendo appunti
su questa pasta d’alberi. Ma scrivo
impugnando uno stelo di nipitella e quindi
non troverete segni. Lo capisco.
Mi correggo da solo.”
Andrea Temporelli, da “Terramadre”, 2012
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Andrea Temporelli
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In evidenza: Foto di Sonia Simbolo