“La direzione è mancata. Ma essa può e deve essere creata a nuovo dalle masse e tra le masse. Le masse sono il fattore decisivo, sono la roccia sulla quale sarà edificata la vittoria finale della rivoluzione. Le masse sono state all’altezza della situazione, esse hanno fatto di questa “sconfitta” un anello di quelle catene di sconfitte storiche, che sono l’orgoglio e la forza del socialismo internazionale. E perciò, da questa “sconfitta” sboccerà la futura vittoria. “L’ordine regna a Berlino”. Stupidi sbirri! Il vostro “ordine” è costruito sulla sabbia. La rivoluzione è già domani “di nuovo” si rizzerà in alto con fracasso e a vostro terrore si annuncerà con clangore di trombe. Io ero, io sono, io sarò.”
Rosa Luxembourg, da “L’ordine regna a Berlino”, in “Rote Fahne”, 14 gennaio 1919
“Qualche volta ho la sensazione di non essere un vero e proprio essere umano, ma appunto qualche uccello o un altro animale in forma di uomo; nel mio intimo mi sento molto più a casa mia in un pezzetto di giardino come qui, oppure in un campo tra i calabroni e l’erba, che non… a un congresso di partito. A lei posso dire tutto ciò: non fiuterà subito il tradimento del socialismo. Lei lo sa, nonostante tutto io spero di morire sulla breccia: in una battaglia di strada o in carcere. Ma nella parte più intima, appartengo più alle mie cinciallegre che ai “compagni”. E non perché nella natura io trovi, come tanti politici intimamente falliti, un rifugio, un riposo. Al contrario, anche nella natura trovo ad ogni passo tanta crudeltà, che ne soffro molto.”
Dalla lettera di Rosa Luxembourg a Sophie Liebknecht, 2 maggio 1917
Il 15 gennaio del 1918 era una giornata estremamente fredda. Quel giorno Rosa venne rapita. Sapeva che prima o poi sarebbe successo. La rapirono e poi la uccisero i gruppi paramilitari al soldo del socialdemocratico Friedrich Ebert e del ministro della Difesa Noske. Il suo corpo venne ritrovato in un canale il 31 maggio, quando ormai la primavera stava per cedere il passo all’estate.
“Penso e sento che la grande tragedia del secolo scorso è stata il divorzio tra la giustizia e la libertà. Una parte del mondo ha sacrificato la libertà in nome della giustizia, e l’altra parte ha fatto l’inverso. E questo è vivo nel pensiero di Rosa: la migliore eredità che Rosa ci ha lasciato sta nell’idea che libertà e giustizia sono fratelli siamesi: attaccati per le spalle; i due ideali sono stati divisi, ed è necessario riuscire a ricongiungerli. La grande sfida di questo nuovo secolo è ricucire il legame che li univa e che è stato tranciato.”