In origine “Lili Marleen” era una poesia: il suo titolo era “Das Lied eines jungen Soldaten auf der Wacht” (“La canzone di un giovane soldato di sentinella“) ed era stata pubblicata in un volume intitolato “Die Harfenorgel” (“L’arpa“).
Il suo autore era un giovane scrittore amburghese, Hans Leip, che la compose nel 1915 poco prima di partire per il fronte.
Lilì, a quanto pare, era il nome della sua ragazza; quanto a Marleen, non si sa: c’è chi dice che fosse il nome di un’infermiera fidanzata con un suo amico e c’è chi sostiene che la vera identità di Lili Marleen fosse in realtà quella di Lilly Freud, la nipote di Sigmund Freud, di cui sarebbe stato innamorato.
Ma forse questa è solo una leggenda metropolitana.
Fatto sta che a scoprire la poesia fu la cantante Lale Andersen, che pregò il compositore Rudolf Zink di musicarla. Nel 1938, però, la Andersen chiese la stessa cosa anche al compositore Norbert Schultze, che dette alla canzone, rispetto alla versione romantica di Zink, un’impronta decisamente più marziale, utilizzando la stessa melodia che aveva creato due anni prima per la pubblicità radiofonica di un dentifricio.
Nel 1938, la Andersen decide di inciderla con il titolo di “Das Mädchen unter der Laterne” (“La ragazza sotto il lampione“); ma la canzone non ebbe successo, anzi erano in molti a considerarla “cupa e priva di ritmo”. E chi detestava più di tutti questa canzone era il famigerato Goebbels, che la giudicava sdolcinata e decisamente poco marziale.
La canzone fu un flop anche l’anno successivo, quando la cantante tornò ad inciderla, questa volta con il titolo di “Lili Marleen“.
Finalmente, nel 1941, una radio militare tedesca se ne impadronì e cominciò a trasmetterla. Erano gli anni bui della seconda guerra mondiale: ai soldati quella canzone che parlava di un amore lontano faceva tremare il cuore.
Ai comandi tedeschi, invece, “Lili Marleen” suonava come una canzone “disfattista”, per cui la misero al bando. Paradossalmente, fu proprio questo divieto a consegnarla al successo, soprattutto quando cominciò ad essere trasmessa da una stazione radiofonica di Belgrado, la “Soldatensender Belgrad“, in cui il tenente Karl-Heinz Reintgen, in barba al divieto, la mandò in onda.
Chi se ne entusiasmò fu il maresciallo Erwin Rommel, il quale chiese e, ovviamente, ottenne che fosse inserita nel programma musicale fisso della stazione radiofonica, di cui la canzone diventò addirittura la sigla.
E fu così che “Lili Marleen” operò un piccolo, inaspettato miracolo: ascoltata anche dalle forze Alleate, la canzone unì i due eserciti nemici in uno stesso apprezzamento e cominciò ad essere cantata in diverse lingue, tante lingue, che arrivarono ad essere una cinquantina.
Il testo sopra riportato, che è quello della versione più nota qui in Italia, è del paroliere Nino Rastelli e la sua prima interprete fu, nel 1942, Lina Termini.