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Quando la poesia si ispira alla pittura: Michael Field e Sandro Botticelli

15.07.2023
La Nascita di Venere di Sandro Botticelli
“Crespe di onde straripano avvolgendo
una conchiglia che diviene barca;
rose come uccelli volano, fluttuano
nell’aria pungente; le vesti si agitano:
soffia la brezza, con le ciocche
preda del vento
e i capelli sciolti come spire,
su una donna che cerca di coprire
la neonata bellezza con una treccia
dorata sulle nudità.
Il suo corpo freddo e diafano dolcemente
accoglie il manto mosso dal vento, di rose
e di margherite trapunto, che Flora protende
verso di lei prima che posi i piedi
sulla riva verde del mondo:
Flora, vestita di fiordalisi,
il collo cinto da una corona di rami
sfioriti, sul petto rose canine,
alla sua dea si affretta a porgere
l’ampia tunica della primavera.
Mentre dall’oceano, con respiro affannoso,
sospinti verso la baia,
dalla veste color oliva e le grigie ali,
e costellati di steli di rosa recisi
sopraggiungono Zefiro e Borea,
uniti nell’ammirazione, in un unico desiderio:
l’avanzare delle fredde acque nella luce dell’aurora
solleva ancor più il piede di Borea,
mentre con il soffio sospinge la conchiglia
là dove le canne invadono la sabbia.
Lei, posata sulla conchiglia cullata dalle onde:
un’ombra di tristezza è nei suoi occhi
che si atteggiano con ritrosia;
una pausa sulle labbra, un sortilegio,
un candore troppo solitario per parlare;
nessun sapere sulla fronte.
Vergine forestiera, venuta a cercare
riparo nei possenti rami d’arancio
mossi appena dalla brezza di mare;
lei, l’Amore che non ha conosciuto.”
Michael Field (pseudonimo di Katharine Harris Bradley e Edith Emma Cooper), da “Sight and Song”, 1892
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Nell’immagine: Sandro Botticelli, “Nascita di Venere”, 1485–1486

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