“Ma come vorrei avere i tuoi occhi, spalancati sul mondo come carte assorbenti
E le tue risate pulite e piene, quasi senza rimorsi o pentimenti,
Ma come vorrei avere da guardare ancora tutto come i libri da sfogliare
E avere ancora tutto, o quasi tutto, da provare…
Culodritto, che vai via sicura, trasformando dal vivo cromosomi corsari
Di longobardi, di celti e romani dell’ antica pianura, di montanari,
Reginetta dei telecomandi, di gnosi assolute che asserisci e domandi,
Di sospetto e di fede nel mondo curioso dei grandi,
Anche se non avrai le mie risse terrose di campi, cortile e di strade
E non saprai che sapore ha il sapore dell’ uva rubato a un filare,
Presto ti accorgerai com’è facile farsi un’ inutile software di scienza
E vedrai che confuso problema è adoprare la propria esperienza…
Culodritto, cosa vuoi che ti dica? Solo che costa sempre fatica
E che il vivere è sempre quello, ma è storia antica, Culodritto…
Dammi ancora la mano, anche se quello stringerla è solo un pretesto
Per sentire quella tua fiducia totale che nessuno mi ha dato o mi ha mai chiesto;
Vola, vola tu, dov’ io vorrei volare verso un mondo dove è ancora tutto da fare
E dove è ancora tutto, o quasi tutto…
Vola, vola tu, dov’ io vorrei volare verso un mondo dove è ancora tutto da fare
E dove è ancora tutto, o quasi tutto, da sbagliare…”