“Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane.”
Italo Calvino, da “Il visconte dimezzato”, 1952
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A tutti i giovani raccomando
“A tutti i giovani raccomando:
aprite i libri con religione,
non guardateli superficialmente,
perché in essi è racchiuso
il coraggio dei nostri padri.
E richiudeteli con dignità
quando dovete occuparvi di altre cose.
Ma soprattutto amate i poeti.
Essi hanno vangato per voi la terra
per tanti anni, non per costruivi tombe,
o simulacri, ma altari.
Pensate che potete camminare su di noi
come su dei grandi tappeti
e volare oltre questa triste realtà
quotidiana”
Alda Merini, “A tutti i giovani raccomando”, da “La vita acile”
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Cari ragazzi
“Cari ragazzi,
abitate da poco una terra antica,
dipinta con le tibie di albe greche,
col sangue di chi è morto in Russia, in Albania.
Avete dentro il sangue il freddo delle navi
che andavano in America,
le grigie mattine svizzere dentro le baracche.
Era la terra dei cafoni e dei galantuomini,
coppole e mantelle nere,
era il Sud dell’osso, era un uovo, un pugno di farina,
un pezzo di lardo.
Ora è una scena dissanguata,
ora ognuno è fabbro della sua solitudine
e per stare in compagnia si è costretti a bere
nelle crepe che si sono aperte tra una strada e l’altra,
tra una faccia e l’altra.
Tutto è spaccato, squarciato, separato.
Sentiamo l’indifferenza degli altri
e l’inimicizia di noi stessi.
Uscite, contestate con durezza
i ladri del vostro futuro:
sono qui e a Milano e a Francoforte,
guardateli bene e fategli sentire il vostro disprezzo.
Siate dolci con i deboli, feroci con i potenti.
Uscite e ammirate i vostri paesaggi,
prendetevi le albe, non solo il far tardi.
Vivere è un mestiere difficile a tutte le età,
ma voi siete in un punto del mondo
in cui il dolore più facilmente si fa arte,
e allora suonate, cantate, scrivete, fotografate.
Non lo fate per darvi arie creative,
fatelo perché siete la prua del mondo:
davanti a voi non c’è nessuno.
Il Sud italiano è un inganno e un prodigio.
Lasciate gli inganni ai mestieranti della vita piccola.
Pensate che la vita è colossale.
Siate i ragazzi e le ragazze del prodigio.”
Franco Arminio, da “Cedi la strada agli alberi”
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Ai giovani
“Che cosa resta da fare ai giovani
in questo mondo di pazienza e nausea?
Solo graffiti? Rock? Scetticismo?
Ancora resta di non dire amen,
di non lasciare che gli uccidano l’amore,
recuperare la parola e l’utopia,
essere giovani senza fretta e con memoria,
situarsi in una storia che è la loro,
non trasformarsi in vecchi prematuri.
Che cosa resta da fare ai giovani
in questo mondo di routine e rovina?
Cocaina? Birra? Bravate?
Resta loro respirare, aprire gli occhi,
scoprire le radici dell’orrore,
inventar pace anche in modo disordinato,
trovare armonia con la natura,
e con la pioggia ed i lampi,
e col sentimento e con la morte,
quella matta da legare e slegare.
Che cosa resta da fare ai giovani
in questo mondo di consumo e fumo?
Vertigine? Assalti? Discoteche?
Resta loro anche discutere con Dio,
tanto se esiste che se non esiste
tendere mani che aiutano, aprire porte
tra il proprio cuore e quello dell’altro;
soprattutto, resta loro fare futuro
nonostante i meschini del passato
e i saggi ipocriti del presente.”
Mario Benedetti, “Ai giovani”
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Comprensione
“Anni di giovinezza, vita di voluttà…
Come ne scorgo chiaramente il senso. Quanti rimorsi inutili, superflui…
Ma il senso mi sfuggiva, allora.
Nella mia giovinezza scioperata
si formavano intenti di poesia,
si profilava l’ambito dell’arte.
Perciò così precari i miei rimorsi!
E gl’impegni di vincermi e mutare, che duravano, al più, due settimane.”
Konstantinos Kavafis, “Comprensione”, 1961, traduzione di Filippo Maria Pontani
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Nelli Palomäki, “Vincent, Selma e Adrian”, dalla serie “Shared”, 2017
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Giovani come te
“Quanti ne fissi negli occhi
superbi della strada, erranti
giovani come te.
Non hanno in ogni tasca
che mozziconi neri
di sigarette raccattate.
Non sanno che sperdersi
davanti alle lucide vetrine
alle dicende dei bar
ai tram in rapida corsa
alla pubblicità
padrona delle piazze.
Tanto perché il tempo si ammazzi
cantano una qualsiasi canzone,
in cui si chiamano fuorviati, si dicono
amanti del bassifondo
e si ripagano di comprensione.
Una canzone è per covare insano amore
contro le ragazze cioccolato
che sono un po’ le stelle sempre vive
che sono la speranza
d’una vita sorpresa in un sorriso.
E quanti, ma quanti
vorrebbero la luna nel pozzo
una loro strada sicura
che non si rompa tuttora nei bivii.
Quando compiono un gesto il solo gesto
son lì coi mietitori
addormentati ai monumenti
che aspettano la mano sulla spalla
del datore di lavoro.
Sono coi facchini di porto
contenti della faccia sporca
e le braccia penzoloni
dopo che il peso è rovesciato.
Son sprofondati talvolta in salotti
a far orgia di fumo e d’esistenzialismo
giovani malati come te di niente.
Spiriti pronti a tutte le chiamate
angeli maledetti
coscritti e vagabondi,
compagni dei cani randagi,
la nostra è la più sporca bandiera
la nostra giovinezza è
il più crudo dei tormenti.
Or quando la terra accaldata
ci mette addosso la smania del fuoco
nei lunghi meriggi d’estate,
è tempo di crucciarsi
di dir di sì all’Uomo che saremo
e che ci aspetta
alla Cantonata
con falce e libro in mano!”
Rocco Scotellaro, “Giovani come te”, da “Margherite e rosolacci”
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Le mie due nuove
“Le mie due nuove
non una ma due scarpe
me le sono comperate
grazie ai bastanti soldi
di mia madre
e mi fanno male tanto
però mi sforzo di metterle
per farci una presenza
simpatica e avvenente
che ti fanno venire volontà
che ti trasformi nella futura
mia prossima spero fidanzata
e mi dài tanti baci
magari no la prima volta
magari nel futuro
e così lascio anche
contenta mia madre
e alla fine le posso dire
non mi hai comperato
le mie non una ma
due scarpe per niente
l’hai visto che mi sono utili
per fare lei la mia spero
prossima fidanzata futura
che mi dà tanti baci
e s’innamora così tanto
di me.”
Michele Zaffarano. da “Poesie per giovani adulti”, 2022
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Foto di Ferdinando Scianna
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I ragazzi che si amano
“I ragazzi che si amano si baciano in piedi Contro le porte della notte E i passanti che passano li segnano a dito Ma i ragazzi che si amano Non ci sono per nessuno Ed è la loro ombra soltanto Che trema nella notte Stimolando la rabbia dei passanti La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno Essi sono altrove molto più lontano della notte Molto più in alto del giorno Nell’abbagliante splendore del loro primo amore.”
Jacques Prévert, “I ragazzi che si amano”
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Non sono mai entrato nella vita
“Non sono mai entrato nella vita.
Mai appartenuto a qualcuno. Storie
che giungevano al termine, al punto
verticale della fine. Ma mi commuovo
per un nonnulla, l’adolescenza
è assoluta ed eterna
è l’unica cosa che resta.”
Luigi Fontanella, da “L’adolescenza e la notte”
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Insieme ad altri
“Insieme ad altri,
appena un po’ più grandi,
già si scopriva il mondo, e quell’intrico
di segni, sogni, immagini, parole,
che promettevan belle e grandi cose,
nel misto un po’ caotico ventenne
di giacche, libri, suoni e manifesti
e conteneva pure, e non vedevi,
violenza e intolleranza e presunzione.
E’ dell’aver vent’anni, e non è strano.
E’ là che siam cresciuti, ognuno in modi
che solo il tempo, dopo, ha detto come.
Gli adulti, già, anche c’erano.
Ma dir di voci adulte, e ferme e serie,
nel caos di quei decenni è cosa dura.
Ognuno – o quasi – è poi cresciuto,
ma da solo.
Ognuno ha attraversato il suo deserto.
Di altri dican gli altri.
Accanto a pochi veri agitatori
fan lazzi o canti o seri assai discorsi,
collaudano mojiti e altre pozioni
fan gara ancora ma a mettersi in mostra
in fiero arcione (i cavallini della giostra).”
Gualtiero Via, da “Il cerchio di gesso” (Antologia 1977-1979)
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Leggenda
(A Waldo Frank)
“Silenti come si crede che sia silente uno specchio
le realtà nel silenzio si tuffano, vicino…
Non sono ancora pronto al pentimento;
né ad accendere rimpianti. Poiché la falena
altro non curva che la fiamma
immobile implorante. E i baci tremolanti
nei fiocchi bianchi che cadono, – sono
le sole cose, fra tutte,
che abbiano valore.
Si possono imparare –
questa scissione, questo bruciare,
ma solo da chi intenda
di nuovo consumarsi.
Due volte e ancora due volte
(ancora il fumante souvenir,
eidolon sanguinante!) eppure ancora.
Finché la logica splendente sia
vinta senza sussurri, come
si crede sia uno specchio.
Poi goccia a goccia caustica un perfetto pianto
come da uno strumento a corda leverà un’armonia costante, –
un salto inesorabile per tutti quelli che spingono
la leggenda della loro giovinezza nel pieno del meriggio.”
Harold Hart Crane, da “Il ponte e altre poesie”, 1967 – Traduzione di R. Sanesi
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René Magritte, “Les liaisons dangereuses”
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Nell’immagine in evidenza: Renato Guttuso, “Boogie Woogie”, 1953