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La Bibbia, tra sdegno, seduzione e fede

01.09.2023
“La Bibbia, l’Odissea, poco importa tradurle male. Sono invulnerabili.
Traboccano da ogni dove, come il sole attraverso una rete.”
Gesualdo Bufalino, da “Bluff di parole”, 1994
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La moglie di Lot
“Guardai indietro, dicono, per curiosità,
ma potevo avere, curiosità a parte, altri motivi.
Guardai indietro rimpiangendo
la mia coppa d’argento.
Per distrazione – mentre allacciavo il sandalo.
Per non dover più guardare
la nuca proba di mio marito.
Per l’improvvisa certezza che se fossi morta
non si sarebbe neppure fermato.
Per la disobbedienza degli umili.
Per tendere l’orecchio agli inseguitori.
Colpita dal silenzio, sperando che Dio ci avesse ripensato.
Le nostre due figlie stavano già sparendo oltre la cima del colle.
Sentii in me la vecchiaia. Il distacco.
La futilità del vagare. Il torpore.
Guardai indietro posando per terra il mio fagotto.
guardai indietro non sapendo dove mettere il piede.
Sul mio sentiero erano apparsi serpenti,
ragni, topi di campo e piccoli avvoltoi.
Non più buoni né cattivi – ogni cosa vivente
semplicemente strisciava e saltava in un panico collettivo.
Guardai indietro per solitudine.
Per la vergogna di fuggire di nascosto.
Per la voglia di gridare, di tornare.
O forse fu solo un colpo di vento
che mi sciolse i capelli e alzò la veste.
Mi parve che dai muri di Sodoma lo vedessero
e scoppiassero in risa fragorose più e più volte.
Guardai indietro per l’ira.
Per saziarmi della loro grande rovina.
Guardai indietro per tutti questi motivi.
Guardai indietro non per mia volontà.
Fu solo una roccia a girarsi, ringhiando sotto di me.
Fu un crepaccio a tagliarmi d’improvviso la strada.
Sul bordo trotterellava un criceto ritto su due zampette.
E fu allora che entrambi ci voltammo a guardare.
No, no. Io continuavo a correre,
mi trascinavo e sollevavo,
finché il buio non piombò dal cielo,
e con esso ghiaia rovente ed uccelli morti.
Mancandomi l’aria, mi rigirai più volte.
Chi mi avesse visto poteva pensare che danzassi.
Non escludo che i miei occhi fossero aperti.
È possibile che io sia caduta con il viso rivolto alla città.”
Wislawa Szymborska, “La moglie di Lot”
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Tiziano Vecellio, “Caino uccide Abele”, 1543-1545
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Caino
“Ti ho ucciso fratello
ma non ne ho colpa
Dio ha mosso la mia mano
quando ti ha preferito a me
Insieme
i nostri doni gli offrivamo
ma Lui gradiva solo i tuoi
ed io, disperato, non capivo
Io sono umano
fatto di amore e odio
d’invidia e compassione
È scritto:
«Creati foste a Mia immagine e somiglianza»
Perdonami fratello:
l’averti ucciso non mi ha reso un Dio.”
Inedito di Susy Savarese
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Nell’immagine: Michelangelo Buonarroti, “La creazione di Adamo”, 1510 (Cappella Sistina)

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