Non rappresentare le parole. Non rappresentare mai le parole. Non tentare di staccarti da terra quando parli di volare, non girare né chiudere gli occhi se stai parlando della morte. Non mi guardare con gli occhi accesi se parli dell’amore. Se vuoi colpirmi quando parli dell’amore, infilati la mano in tasca o sotto il vestito e accarezzati. Se la tua ambizione e la tua fame di applausi ti hanno portato a parlare dell’amore, devi imparare a farlo senza screditare te stesso o quello di cui stai parlando.
Quale espressione potrebbe definire la nostra epoca? La nostra epoca non tollera alcuna definizione. Abbiamo visto tutti delle fotografie di madri asiatiche devastate dal dolore, così che non ci interessa l’agonia dei tuoi organi acciaccosi. Niente di quanto tu possa esprimere può paragonarsi all’orrore del nostro tempo. Non provarci nemmeno. Stai suonando per gente che ha vissuto delle catastrofi, quindi, stai calmo. Pronuncia le parole, trasmetti i dati e fatti da parte. Lo sappiamo tutti che soffri. Non puoi cercare di raccontare al pubblico tutto quello che sai dell’amore in ogni verso che scrivi. Fatti da parte: la gente saprà quello che tu sai perché lo sapeva già. Non hai nulla da insegnare. Non sei più bello degli altri. Né più saggio. Non urlare. Non forzare una entrata in scena. Quello non è altro che sesso fatto alla buona. Se mostri la sagoma dei tuoi genitali, consegna poi quello che stai promettendo. E ricorda, la gente non vuole acrobati nel letto.
Di cosa abbiamo bisogno? Di avvicinarci all’essere naturale, uomo e donna. Le bombe, i lanciafiamme e altre merde hanno distrutto molto più che alberi e paesi. Hanno distrutto anche i palcoscenici. Forse credevi che la tua vocazione sarebbe potuta scappare alla distruzione generale? Non ci sono più palcoscenici. Non c’è più ribalta. Sei tra la gente, per cui, sii umile. Pronuncia le parole, trasmetti i dati e fatti da parte. Resta da solo. Rinchiuditi nella tua stanza. Non dare i numeri.
Si tratta sempre di un passaggio interiore. È dentro, è tuo ed è privato. Rispetta l’intimità dei tuoi versi perché sono stati scritti in silenzio. Il coraggio ci vorrà quando ti toccherà recitarli. La disciplina dell’interpretazione consiste nel non violarli. Lascia che il pubblico senta il tuo amore per l’intimità anche quando questa non è possibile. Sii una buona puttana. La poesia non è uno slogan. Non può promuoverti. Non può accrescere la tua reputazione di individuo sensibile. Non sei uno stallone. Non sei uno sciupafemmine. Né un gangster dell’amore né altre cazzate del genere. Sei uno studente di disciplina. Non rappresentare le parole. Le parole muoiono quando vengono rappresentate, marciscono, e non resta altro che la tua ambizione.
La poesia è mera informazione. È la Costituzione della nostra patria interiore, se la declami e la gonfi di nobili intenzioni non sei meglio di quei politici che tanto disprezzi. Pensa alle parole come una scienza, non come un’arte. Non cercare di lasciare il pubblico a bocca aperta. Evita le fioriture. Non avere paura di apparire debole. Non vergognarti di essere stanco. Hai un buon aspetto quando sei stanco. Sembrerebbe che stessi dicendo, posso andare avanti, ancora un po’, ancora e ancora….
E ora, viene qui e abbracciami. Sei l’immagine della bellezza.
Leonard Cohen – Traduzione di M. Fernández
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Nell’immagine: Bruno Baraldi, “Daymare”