“Io sono un istrione
Ma la genialità è nata insieme a me
Nel teatro che vuoi
Dove un altro cadrà, io mi surclasserò
Io sono un istrione
Ma la teatralità scorre dentro di me
Quattro tavole in croce e qualche spettatore
Chi sono lo vedrai, lo vedrai
In una stanza di tre muri tengo il pubblico con me
Sull’orlo di un abisso oscuro, col mio track e con i miei tick
E la commedia brillerà del fuoco sacro acceso in me
E parlo e piango e riderò del personaggio che vivrò
Perdonatemi se con nessuno di voi
Non ho niente in comune
Io sono un istrione a cui la scena dà
La giusta dimensione
La vita torna in me
Ad ogni eco di scena che io sentirò
E ancora morirò di gioia e di paura
Quando il sipario sale
Paura che potrò
Non ricordare più la parte che so già
Poi, quando tocca a me, puntuale sono là
Nel sogno sempre uguale, uguale
Io sono un istrione
Ed ho scelto oramai la vita che farò
Procuratemi voi sei repliche in città
E un successo farò
Io sono un istrione
E l’arte, l’arte sola è la vita per me
Se mi date un teatro e un ruolo adatto a me
Il genio si vedrà, si vedrà
Con il mio viso ben truccato, con la maschera che ho
Sono enfatico e discreto, versi e prosa vi dirò
Con tenerezza o con furore e mentre agli altri mentirò
Fino a che sembri verità, fino a che io ci crederò
Non è per vanità
Quel che valgo lo so e ad essere sincero
Solo un vero istrione è grande come me
Ed io ne sono fiero”
Charles Aznavour, “Le Cabotin”
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Foto in evidenza: Charles Aznavour al Moulin Rouge di Parigi il 1 maggio 1955 – AGIP