Fosforescenze

La Sindrome di Calimero

06.10.2023
Ve lo ricordate il pulcino nero dei cartoni animati che esordiva ad ogni puntata dicendo: “Sono Calimero, sono piccolo e nero”?. Calimero appare per la prima volta nella trasmissione televisiva Carosello, la trama è abbastanza semplice: essendo caduto nella fuliggine il pulcino si sporca e diventa nero, per questo motivo non verrà più riconosciuto dalla madre. Si susseguiranno poi molteplici avventure, nelle quali Calimero verrà sempre colpito negativamente, ma grazie a un noto detersivo torna bianco, lindo e contento. Il vero problema oggi in Italia è che coloro che si sono soffermati troppo a lungo a rotolarsi nella fuliggine sembrano ormai goderne quasi in modo masochistico, d’altra parte sembra ancora distante il trovare un detersivo che “sbianchi” molte persone che sembrano ormai deluse e che si sono votate all’inazione.
Matteo Montagner, da “L’Italia e la sindome di Calimero, su “La Chiave di Sofia”, dicembre 2015
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“La “Sindrome di Calimero” porta in seno il fenomeno ormai ampiamente noto fin dalla mitologia greca della profezia che si autoavvera, in sostanza l’asserzione per cui tutto va male implica in definitiva che le cose vadano davvero così. Esempi noti a tutti sono nella mitologia greca le vicende che investono Edipo, mentre nel teatro inglese vi è la figura di Macbeth.”
Matteo Montagner, da “L’Italia e la sindome di Calimero, su “La Chiave di Sofia”, dicembre 2015
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La sindrome di Calimero è sinonimo di vittimismo, cioè quell’atteggiamento psichico per il quale la persona si sente vittima delle trame avverse degli altri e del destino. “Tutte a me capitano; sempre io ci vado di mezzo; lo sapevo che alla fine era colpa mia; pago sempre io per tutti”: ecco le sue frasi tipiche.
Raffaele Morelli, su “Riza”, 2013
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“Diffuso ben più di quanto pensiamo, il vittimismo esprime un modo immaturo, per lo più inconscio, di vivere le relazioni e di affrontare la realtà. Esso si innesca quando la persona sente di non poter sostenere il confronto in modo paritario.”
Raffaele Morelli, su “Riza”, 2013
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“Il trip del vittimista è terribile. Tutti ne siamo parzialmente succubi, perché abituati a osservare la vita da un unico punto di vista: il nostro.”
Massimo Gramellini, da “I depressi sposi”, in “Cuori allo specchio”, 2008
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“È la puzza della solitudine quella che allontana gli altri. L’odore dolciastro e repellente del vittimismo di chi si sente perpetuamente inferiore.”
Lidia Ravera, su “Cosmopolitan”, 1988
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− Gli italiani sopportano meglio i grandi sacrifici o le piccole privazioni?
− Non vorrebbero sopportare niente. Ma s’accontentano di sopportare le piccole privazioni facendole passare per grandi sacrifici, così possono fare il vittimismo, ch’è lo sport nazionale.
Sergio Saviane, in Roberto Gervaso, “La pulce nell’orecchio”, 1979
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“La paura  più insidiosa, perché non si fa riconoscere facilmente, è la paura di vivere. Le ambiguità, i depistaggi, le giustificazioni a posteriori sui fatti e svii comportamenti non mancano. Eppure alcuni sintomi parlano chiaro: un perenne cattivo umore nei confronti del presente che solo quando diventerà “passato” si rivelerà rifugio e luogo di felicità, fughe in avanti continue e persistenti in un futuro mitico e immaginario, fatalistico immobilismo prima, e vittimismo dopo, di fronte a qualsiasi decisione che comporti rischio o semplicemente responsabilità. Paura di vivere è malattia dalla quale si può anche desiderare di non guarire mai. Ma se a un certo punto della nostra vita ci rendiamo conto che non ci ha aiutato ad essere più felici potremmo forse cambiare idea.”
Maria Venturini, da “Dizionario delle felicità”, 1998
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Budri Satria Kwan (illustratore indonesiano)
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“Posso scegliere di essere una vittima del mondo o un avventuriero alla ricerca del tesoro. È tutta una questione di come vedo la mia vita “.
Paulo Coelho, da “Undici minuti”, 2003
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“Invece di pensare a ciò che non puoi fare per colpa di ciò che non hai, pensa a cosa puoi fare grazie a quello che hai.”
Alex Zanardi
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“Non mettermi accanto a chi si lamenta senza mai alzare lo sguardo, a chi non sa dire grazie, a chi non sa accorgersi più di un tramonto. Chiudo gli occhi, mi scosto un passo. Sono altro. Sono altrove.”
Alda Merini
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