Pensieri

La solitudine dell’adulta

25.10.2023
All’adulta hanno detto che deve amare sé stessa, ma lei senza gli altri non sa chi è. Le viene il sospetto che l’esaltazione della solitudine, la grande invenzione del suo tempo, sia un modo gentile per giustificare, forse addirittura educare all’isolamento.
Pensa a una storia letta in un libro. Due canarini cantano felici, un giorno uno muore e l’altro smette di cantare e poi di mangiare, deperisce, perde le piume, è in fin di vita, finché la sua padrona ha l’idea di mettergli un piccolo specchio nella gabbietta. E il canarino torna a cantare. Non canta per vanità, canta perché pensa di non essere più solo.
L’adulta vede tanti uccellini che cantano allo specchio dello schermo, cantano le loro opinioni, lei stessa a volte l’ha fatto, lo fa. È un canto che, a un ascolto più attento, ha una nota di follia.
Un’adulta è tenuta a sapere cose che nessuno è tenuto a dirle, cose burocratiche soprattutto che scopre solo mancando o sbagliando. Avrebbe voluto ricevere in dote il manuale delle scadenze, invece delle lenzuola e delle tovaglie ricamate, uno scrigno di nozioni, di sequenze operative, di “aprire in caso di”… come funziona una 104, come chiedere l’indennizzo, come fare per il rimborso, lo sgravio fiscale.
Un’adulta deve fingere di conoscere molte più cose di quelle che sa. La maggior parte del tempo improvvisa, l’età adulta è tutto un “e che dio me la mandi buona”.
A volte l’adulta si domanda come amerebbe se non avesse nutrito la sua adolescenza e la sua giovinezza di immaginazione. Come amerebbe al netto di film, libri, storie. Cos’è l’amore se non lo racconti? E cos’è l’amore senza i racconti?
L’immaginazione è la salvezza e la condanna dell’adulta. È una di quei protagonisti dei cartoni animati che si trova a cadere nel vuoto e tenta di salvarsi tenendosi da solo dal colletto della giacca. L’immaginazione è questo: il conforto nella caduta, l’illusione di poter fermare lo schianto o almeno ritardarlo. O forse l’immaginazione è tutto, è lei che cade, la roccia del canyon, la giacca (perché dovrebbe indossare una giacca in mezzo al deserto?). L’immaginazione è ciò che ci fa cadere e ciò che ci mette in salvo.
L’adulta di cui parliamo cresce dei bambini, i suoi. Tra genitori si dice che i bambini abbiano bisogno di abitudini, di routine. Ma le pare che la routine serva ai grandi, per rassicurarli. Più le cose si sono fatte caotiche e più quella parola ha perso la sua accezione soporifera ed è diventata confortante, un suffisso che cura e rassicura. La beauty routine, la routine delle pulizie, la routine alimentare. La routine come nuovo rito propiziatorio degli adulti, se faccio tutto giusto, se seguo il protocollo, le cose andranno bene.
Capita che l’adulta si senta una bambina andata a male. L’adulta è ancora figlia, si è pur figli anche se la madre non c’è più. Per quanto l’Io sia spazioso e ben aerato è sempre un posto troppo stretto dove vivere, l’adulta ha bisogno di un Noi. La morte di sua madre ha chiuso il primo Noi che ha abitato, quello originario, il noi che non scegli. Si sono chiusi tanti altri Noi nel tempo, come porte di case vissute e poi lasciate. Quando pensa alla madre ritorna bambina, ricorda quando per addormentarsi si suonava le costole come fossero tasti del piano, chiusa nel suo abbraccio solitario. La tentazione della tenerezza per quella bambina è forte e l’adulta sa che bisogna tenerla a bada o si finisce per perdonarsi tutto, si finisce per scrivere lettere lacrimose da recitare allo specchio.
L’adulta sa che la tenerezza è bene tenerla da parte per gli altri.
All’adulta viene in mente un pezzo di De Gregori che parla di quando era piccolo, il ritornello dice: “e tutto mi sembrava andasse bene, tra me le mie parole e la mia anima”. È ancora così si ripete l’adulta, questa è la vita in stato di grazia: quando tutto ti sembra andare bene, tra te, le tue parole e la tua anima.
Enrica Tesio
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In evidenza: Foto di Sonia Simbolo

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