“Non si tratta qui di aspirare al ritorno – non c’è nessun ritorno possibile all’origine, alla madre, all’infanzia, alla patria ecc. – perché il nostro viaggio nell’esistenza, come ripeteva Sartre, è un viaggio con un biglietto di sola andata. Noi tutti siamo viaggiatori senza possibilità di ritorno, senza possibilità di ripercorrere all’indietro il nostro viaggio nella vita perché dietro di noi non c’è più nulla se non i nostri innumerevoli morti. Il luogo del ritorno è, dunque, in se stesso un luogo impossibile, una vera e propria assenza, perché non c’è mai nessun luogo al quale poter ritornare. Ma è, appunto, sullo sfondo di questa impossibilità del ritorno che diviene possibile compiere il nostro viaggio di sola andata. (…)”
“Il “Grande Cretto” di Alberto Burri, sorto sulle macerie della vecchia città di Gibellina, nella valle del Belice, rasa al suolo nel gennaio del 1968 da un violento terremoto. Anche in questo caso l’artista si è voluto mantenere vicino al morto, accanto al negativo, prossimo all’orrore della distruzione.
Per un verso questa straordinaria opera ripete il trauma del terremoto – è la sensazione di tremore che la vista del Cretto provoca in ogni spettatore –, ma, in questa stessa ripetizione, il trauma viene, come accade in “Reflecting Absence”, elevato alla dignità di una forma estetica pura.” (…)
“Per Ulisse l’esperienza finale del ritorno non coincide affatto con il radicamento definitivo del soggetto nel luogo della sua origine perché questo luogo resta paradossalmente perduto, sottratto per sempre. Dunque, il suo ritorno non è affatto un ritorno. È ciò che motiva l’insistenza di Freud a unire il sentimento della nostalgia con quello dell’aspirazione del desiderio umano alla regressione incestuosa nel corpo della madre. Proprio perché questo ritorno è impossibile, il sentimento della nostalgia resta, per così dire, senza oggetto; non c’è, infatti, nessuna patria alla quale ritornare, nessuna origine alla quale aspirare, così come non c’è nessun Godot, né nessun Dio, come diceva Heidegger, da aspettare. (…)”
Massimo Recalcati, da “La luce delle stelle morte”, 2022
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Nell’immagine: Il Cretto di Burri