Fosforescenze

Cecità

06.12.2023
“Vedeva troppo. – E vedere è cecità.”
Tristan Corbière, da “Décourageux” – Traduzione di Claudio Rendina
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Controfavola. “Il re è nudo!” gridò il bambino. Non era vero, ma nessuno della folla ebbe cuore di contraddire un bambino cieco.
Gesualdo Bufalino, da “Bluff di parole”, 1994
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“Ricordo una meravigliosa ragazza cieca, nella mia classe. Quando ci stavamo comunicando le nostre sensazioni nei confronti delle foglie, qualcuno diceva: «Non è bella?» e «Guardate le piccole nervature». Mentre noi parlavamo di ciò che vedevamo, lei disse qualcosa che nessuno aveva pensato. «Non è vero che una foglia secca ha un buon odore?».”
Leo Buscaglia, da “Vivere, amare, capirsi”, 1982
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“Il vento forte è per lui, cieco, quello che per gli altri è la nebbia. Allora si sente completamente disorientato e perduto. I rumori forti arrivano da ogni parte, confluiscono tutti insieme, e lui non sa più dove si trova. Altrimenti, quando cammina, ha il senso preciso della vicinanza degli oggetti, e su questo può contare.”
Elias Canetti, da “La provincia dell’uomo”, 1973
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“Visita di un pittore che mi racconta come, nel Mezzogiorno, andando una sera a far visita a un cieco e trovandolo solo, in piena oscurità, non poté impedirsi di compiangerlo e di chiedergli se l’esistenza fosse sopportabile quando non si vede la luce. «Lei non sa quello che perde» fu la risposta del cieco.”
Emil Cioran, da “Squartamento”, 1979
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“Voi né vedete né udite, e questo è un bene. Il velo che annuvola i vostri occhi sarà sollevato dalle mani di chi l’ha intessuto, E la creta che vi riempie le orecchie sarà forata dalle dita che l’hanno impastata. E voi vedrete. E voi udrete. Ma non vi rammaricherete d’aver conosciuto la cecità, non rimpiangerete d’essere stati sordi. Poiché in quel giorno conoscerete il fine che si nasconde in ogni cosa, E voi benedirete le tenebre così come benedireste la luce.”
Kahlil Gibran, da “Il profeta”, 1923
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“Tu sei cieco ma io sono sordo e muto; sicché, prendiamoci per mano e comprendiamoci tra noi.”

Kahlil Gibran, da “Sabbia e spuma”, 1926
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“Come probabilmente hanno fatto tutti, a volte aveva giocato con se stesso, nell’adolescenza, al gioco del ‘E se fossi cieco’, ed era arrivato alla conclusione, dopo cinque minuti a occhi chiusi, che la cecità, senza alcun dubbio una terribile disgrazia, avrebbe comunque potuto essere relativamente sopportabile se la vittima di una simile sventura avesse mantenuto un ricordo sufficiente, non solo dei colori, ma anche delle forme e dei piani, delle superfici e dei contorni, supponendo, è chiaro, che la suddetta cecità non fosse di nascita.”
Josè Saramago, da “Cecità”, 1995
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“E i conigli, saranno in libertà, si domandò, sicuramente no, probabilmente continuavano a vivere nelle conigliere, in attesa di quella mano cieca che dopo aver loro portato le foglie di lattuga li avrebbe afferrati per le orecchie e tirati fuori sgambettanti, mentre l’altra mano prepara il colpo cieco che gli sconocchierà le vertebre all’altezza del cranio.”

Josè Saramago, da “Cecità”, 1995

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“Nella camera della ragazza, sul comò, c’era un vaso di vetro con un mazzo di fiori ormai secchi, l’acqua era evaporata, fu lì che le mani cieche si diressero, le dita sfiorarono i petali morti, com’è fragile la vita, se la si abbandona.”

Josè Saramago, da “Cecità”, 1995
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“– Io conoscevo un uomo che era cieco. Quando arrivò all’età di quarant’anni si fece fare un’operazione e riacquistò la vista.
– E cos’ha provato?
– All’inizio era… felice… incantato… facce, colori, paesaggi. Ma poi tutto cominciò a cambiare. Il mondo era molto più brutto di come se l’era immaginato. Nessuno gli aveva mai detto quanto sporco fosse. Quanta miseria. Vedeva squallore dappertutto. Quando era cieco attraversava la strada da solo con un bastone. Dopo aver riacquistato la vista, lo prese la paura. Cominciò a vivere nell’oscurità. Non usciva più di casa. Dopo tre anni si tolse la vita.”
Charles Mulvehill e Maria Schneider, in Michelangelo Antonioni, “Professione: reporter”, 1975
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“Attraversiamo il mondo come ciechi, senza vedere che un piccolo fiocco di neve è fatto di migliaia di galassie, che lo stelo di un mughetto o il sorriso di un bambino parlano la stessa lingua delle stelle.”
Fabrizio Caramagna
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Nella foto in evidenza: Andrea Camilleri, in “Conversazione su Tiresia”, Teatro Greco di Siracusa, giugno 2018

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