«Che ridere»? Mah. Forse, chissà, eventualmente, qualche sommesso cachinno, con Eco, Manganelli, Malerba, o Barthes, mentre un aspirante accademico leggeva pedantissimo ai convegni un ‘intervento’ da pubblicare negli ‘atti’.
E i soliti spiritosi: «Il Sessantotto l’ho fatto privatamente, per saltare un anno». Per le risate, solite italianate sul Sessantanove, ovviamente.
Soprattutto nell’Emilia goliardica e omicida. Ma all’epoca certamente non si poteva prevedere che di lì a poco ben altro che risate avrebbero sepolto Pasolini, Moro, Feltrinelli, Pinelli, Casalegno, Calabresi, Tobagi, Dalla Chiesa, Bachelet, Croce, Coco, Calvi, Sindona, Alessandrini, Ambrosoli, Ruffilli, e tanti altri magistrati e politici e affaristi e pubblicisti, poi sommersi in bagni di elegia retorica sull’ acchiappare vittime, aloni, carismi e posti di comando saltando le tappe nelle gerarchie e nelle carriere, portando via per sempre i Posti ai non ancora nati… Lo si era già visto nel Quarantacinque italiano, peraltro.
Pasolini, Moro, Feltrinelli, e i tanti altri assassinati. Una pletora, si deplorò. Accanto, un’altra pletora di indimenticabili successi e cult forever: Mina, Celentano, Morandi, Battisti, Baglioni, De André, De Gregori, Dalla, Paoli, Guccini, e tanti altri miti e riti regolarmente estremi e duraturi e ‘live’. Anche alle esibizioni attempate di Keith Jarrett e moltissimi altri, a tutt’oggi, quante migliaia di junior e senior si eccitano e commuovono sinceramente dopo aver sborsato cento euro dai bagarini o sopportato fatiche ‘bestiali’ in coda.
Così, anche questo nuovo libretto «sui fatti del 2008» si proporrà (ancora una volta) come una obiettiva ‘deposizione’ testimoniale a caldo su un altro snodo o svincolo o scivolo di eventi italiani probabilmente epocali, nel mesto corso del loro svolgersi.