“Le sue pennellate impauriscono vento e pioggia,
le sue poesie fanno piangere spiriti e demoni.”
(Du Fu)
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“Guardando al cielo,
con una grande risata mi diparto.
Una persona come me
può forse stare tra le erbe selvatiche!”
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“La grande strada è come il cielo azzurro,
solo io non so ritrovarla.”
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“Com’è possibile piegare il capo e chinarsi
al servizio dei signori al potere,
ciò mi impedisce la gioia al cuore e al viso.”
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“Il tramonto scende al monte verde,
la luna sul monte accompagna
il ritorno delle genti.”
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“Al mattino è lucida seta,
è neve alla sera.”
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“Vorrei guardare il Fiume Giallo,
ma il ghiaccio serra la corrente,
tento la scalata del Taihang,
ma di neve è ammantato il monte.”
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“Prendi la spada per tagliare l’acqua,
l’acqua continua a scorrere.
Alza il calice per calmare la tristezza,
la tristezza aumenta sempre di più.”
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“Di tremila zhang i capelli bianchi,
lunghi quanto la mia angoscia.”
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“Bivacco notturno al monastero sui monti
Allungo la mano, afferro le costellazioni
Non oso parlare ad alta voce
Ho paura di svegliare chi sta sopra il cielo.
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Aiwa Katsushi (artista giapponese contemporaneo)
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“Leggero vento autunnale
Lucente luna d’autunno
Le foglie cadute si ammonticchiano e poi vanno distanti
Il corvo si accoccola e poi si agita
E quando ti penso vorrei conoscere il giorno in cui potrò rivederti
In questo momento, in questa notte, difficili sono i sentimenti”
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“Anche quel muro vecchio
anche quel magro cane
anche il gelo nel secchio
gode il sol, stamane.”
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“Non vedi le acque del Fiume Giallo
scaturire dal cielo
e scorrere rapide nel mare senza ritorno?
Non vedi nell’alta sala il lucente specchio
rattristarsi per la canizie,
al mattino fili d seta neri,
la sera sono già neve?”
Per essere contenti della vita
occorre godere fino in fondo,
non lasciamo le coppe d’oro vuote alla luna!
Il talento che il cielo ci ha donato
servirà di sicuro,
per mille monete d’oro dissipate,
altrettanto torneranno.
Cuocere l’agnello, uccidere il bue,
quale piacere!
dovete tracannare d’un sol fiato
trecento coppe.
Maestro Cen e amico Danqiu,
bevete senza mai fermarvi.
Per voi intonerò una canzone,
vi prego, porgete l’orecchio, ascoltate.
Campane, tamburi e delicati cibi
poco valgono per me,
voglio piuttosto un’ebbrezza
che non abbia mai fine.
I santi e i savi sin dall’antichità
sono caduti nell’oblio,
solo dei grandi bevitori è rimasto il nome.
Un tempo banchettava il principe Chen
a Ping Le,
con moggi di vino da diecimila monete
e motteggi licenziosi e allegri.
Ospite, perché dici di avere pochi soldi,
via, va a comprare per noi.
Il mio cavallo dai fiori a cinque petali,
la mia pelliccia da mille monete d’oro,
chiama il garzone che li baratti
con del buon vino,
insieme a voi, dissiperò un’amarezza
vecchia di diecimila anni.”
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“Ahimè, quanto è insidiosa e alta!
Difficile è la strada per Shu,
difficile più che la scalata al cielo!
In tempi immemorabili, Can Cong e Yu Fu
fondarono il Regno di Shu.
Nei quarantottomila anni trascorsi,
né uomini né fumo oltrepassarono mai
i confini di Qin.
Ad ovest del Monte Taibai
un sentiero tracciato da uccelli,
serpeggiava fino alla vetta del Monte Emei.
La terra si spaccò e perirono gli eroi
sotto il monte squarciato,
nacque poi una scala sino al cielo
avvinta alle catene tra le rocce.
Al sommo, le alte vette fecero ritornare
il carro del sole trainato dai sei draghi,
nel fondo, spumeggiano le onde
e il torrente s’infrange in gorghi.
Il volo della gialla gru
non s’eleva a quell’altezza,
la scimmia tenta il valico
ma se ne rivela incapace.
Per il Monte Fango Verde
quante spire si avvolgono
cento passi nove tornanti
tra le rocce scoscese.
Toccando le stelle e alzando la testa
Il viandante trattiene il respiro per la paura,
con la mano premuta sul petto siede fra i lunghi sospiri.
Vuoi andare all’Ovest, ma quando?
Irta di pericoli è la strada,
sulle rupi scoscese è difficile arrampicarsi!
Non odi tra gli alberi antichi
il mesto grido degli uccelli,
il volo del maschio
che insegue la femmina tra i boschi…
E ascolti ancora sotto la luna il cuculo
che piange tutta la notte,
malinconico delle vuote montagne.
Difficile è la strada per Shu
difficile più che la scalata al cielo,
solo a sentirne parlare
i volti si sbiancano!
Alte catene ad un dito dal cielo,
i pini inariditi pendono
sugli orridi abissi.
I torrenti e le cascate gareggiano
nel fragore,
contro le rocce il rimbombo
fa rotolare le pietre
e si ripercuote come il tuono
in mille e mille gole.
Con tale pericolo,
ahimè, viandante,
perché vieni da tanto lontano!
Il pericoloso Passo della Spada
sporgente si erge,
da diecimila attaccanti
un sol uomo lo difende.
Se si rivela non fidata la sentinella,
diventa furioso come uno sciacallo.
Di giorno fuggi la feroce tigre,
di notte i lunghi serpenti
digrignano denti avidi di sangue
e recidono gli uomini come piante di canapa.
Si dice sia un luogo piacevole
la città di Broccato,
ma è meglio tornare presto a casa.
Difficile è la strada per Shu,
difficile più che la scalata al cielo,
mi volgo indietro e guardo all’Ovest:
un lungo sospiro!”
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“Dall’Incensiere in pieno sole
s’innalzano vapori purpurei,
di fronte, in lontananza,
la cascata sospesa come un torrente.
Il corso d’acqua volante precipita giù per tremila piedi,
come se dal cielo cadesse la Via Lattea.”
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Li Bai (701-762), noto in Occidente anche come Lu Po, è considerato, insieme a Du Fu, uno dei maggiori poeti dell’epoca Tang, tradizionalmente considerata l’epoca d’oro della poesia cinese. Definito “il poeta immortale”, fu anche un raffinato calligrafo, pittore e musicista, ma la sua fortuna di poeta di corte ebbe vita breve: una prima volta, ne venne bandito (a quanto pare, per aver insultato un eunuco che lo diffamò presso l’imperatore) e quando venne richiamato grazie all’intercessione di un amico, non riuscì a sopportare lo sfarzo e la corruzione dilaganti, in contrasto stridente con la crisi in cui versava il Paese. Per di più, Li Bai non tollerava l’idea di dover comporre versi per il solo diletto dell’imperatore, da cui si sentiva trattato come una sorta di giullare; per cui abbandonò l’incarico di erudito e cominciò a viaggiare, cercando quella libertà che tanto amava. Le lunghe peregrinazioni che ritmarono la sua vita alimentarono in lui un grande amore della natura, che fu uno dei temi costanti della sua poesia, insieme al vino, che, a quanto sembra, gli costò la vita, in quanto si dice che morì “per il troppo bere”. Li Bai fu un autore particolarmente prolifico, che ha lasciato circa 900 poemi, nei quali si avverte, oltre ad una forte influenza del taoismo, una complessa visione del mondo, al tempo ascetica, intimista e gaudente.