“Piripiripiri…
Piripiripiri…
Giovanni telegrafista e nulla più,
Stazioncina povera c’erano più alberi e uccelli che persone
Ma aveva il cuore urgente anche senza nessuna promozione
Battendo, battendo su un tasto solo
Piripiripiri…
Elittico da buon telegrafista,
Tagliando fiori, preposizioni
Per accorciar parole, per essere più breve
Nella necessità, nella necessità
Conobbe Alba, un Alba poco alba,
Neppure mattiniera, anzi mulatta
Che un giorno fuggi unico giorno in cui fu mattutina
Per andare abitare città grande piena luci gioielli
Piripiripiri…
Storia viva e urgente
Ah, inutili tanto alfabeto morse in mano
Giovanni telegrafista
Cercare cercare Alba ogni luogo provvisto telegrafo.
Ah, quando l’invecchia cum est morosa urgenza
Giovanni telegrafista e nulla più… urgente
Per le sue mani passo mondo, mondo che lo rese urgente,
Crittografico, rapido, cifrato,
Passò prezzo caffè passò matrimonio Edoardo ottavo
Oggi duca di Windsor,
Passarono cavallette in Cina,
Passò sensazione di una bomba volante,
Passarono molte cose ma tra l’altro
Passo notizia matrimonio Alba con altro
Piripiripiri…
Giovanni telegrafista, quello dal cuore urgente,
Non disse parola, solo le rondini nere
Senza la minima intenzione simbolica
Si fermarono sul singhiozzo telegrafico
Alba è urgente
Piripiripiri…
Piripiripiri…”
Enzo Jannacci, “Giovanni telegrafista”, dall’album “Vengo anch’io, no tu no”, 1967
(Il testo è la traduzione di una lirica di Cassiano Ricardo, “João, o telegrafista”, scritta negli anni quaranta del Novecento)