1. Armatevi di pazienza. Preparatevi a un lungo viaggio, non confidate in risultati immediati, non cercate risposte rapide. Quello che state facendo sarà utile, in qualche modo, ma forse lo capirete solo fra molto tempo. Non è un percorso che vi farà sentire buone o migliori, vi porterà frustrazione, rabbia, dolore, anche nei confronti della vostra amica, e imparare a gestire le emozioni che proverete farà parte del modo di aiutarla.
2. Diventate la traccia del suo passato. Ricordatele la persona che era un tempo, prima di stare con lui, mantenetela in vita. Arrivare a chiedersi “Come mi sono ridotta così?” può essere il primo passo per sentire il bisogno di cambiare. E segnatevi tutto ciò che il manipolatore le ha fatto e le sta facendo, perché forse arriverà il momento in cui proverà a sdrammatizzare, a minimizzare, a giustificarlo, e le sembrerà di essere eccessiva e ingiusta nei suoi confronti, dopo avere dimenticato e/o rimosso i momenti peggiori.
3. Ricordatele quanto vale. Sarà soprattutto questo ad aiutarla, la certezza di valere qualcosa e di meritare una relazione diversa, di avere più risorse e capacità di quel che credeva. Ogni volta che la fate sentire una persona magnifica la state rendendo più forte e più libera. E le date un motivo in più per prendersi cura di sé.
4. Chiedete aiuto. Per lei, ma anche per voi. Anche voi, forse, non potete contare solo sulle vostre forze. Informatevi, sentite un centro antiviolenza, uno psicologo, un avvocato, cercate gruppi di sostegno, ascoltate le esperienze di chi ci è già passato.
5. Non fatela sentire sbagliata due volte. Non giudicatela, non accusatela, non tempestatela di consigli, usate il verbo “devi” il meno possibile, se ci riuscite non usatelo proprio. Ogni consiglio, per quanto in buona fede, rischia di farla scivolare via ancora di più, di farla sentire incapace e in colpa. Validate il suo sentire, senza etichettarla, senza cercare di psicoanalizzarla, senza forzarla, anche se con le intenzioni migliori.
6. Create le occasioni per stare con lei. Può essere una telefonata, un giro per negozi, un viaggio, un pranzo, un messaggino… Chi usa violenza, fisica o psicologica, per prima cosa fa il vuoto attorno alla propria vittima, quindi quelle occasioni saranno poche e difficili, ma continuate a cercarle.
7. Non rendetela il soggetto degli abusi nella relazione. Mettete lui, non lei, al centro dei comportamenti tossici che individuate, a cui dare un nome per riconoscerne la gravità e il pericolo. È lui il focus. Concentrarsi esclusivamente su quello che potrebbe o dovrebbe fare lei rischia di passare il messaggio che la causa, in definitiva, sia lei.
8. Non cercate responsabilità e non sentitevi prese in giro. “Se ci resta insieme, significa che le va bene così.” Non è quasi mai così semplice, soprattutto in una cultura in cui alla donna è assegnato un determinato ruolo e un determinato carico di sopportazione e di colpa, a prescindere, anche nelle istituzioni deputate a proteggerla. E non è così in una relazione tossica, in cui la manipolazione crea legami complessi e di dipendenza con la persona che abusa. Cercare responsabilità è più difficile che cercare soluzioni, e molto meno utile.
9. Non mollate. Resistete alla tentazione di “accontentarla” e tagliare i ponti con lei perché altrimenti fa troppo male, perché la sua situazione è diventata lo specchio della vostra incapacità di aiutarla e quindi del vostro fallimento. Restate sempre all’altro capo della corda. Anche quando sembra che lei l’abbia mollata, anche quando sembra se ne sia scordata del tutto o quando vi sentite più complici che salvatrici. Lasciarla da sola sarà comunque peggio. Se avete bisogno di riprendere fiato fatelo, ma poi tornate. Siateci, sempre. Perché sì, deve uscirne da sola, ma deve anche sapere che non sarà sola quando ne sarà uscita.
10. Non siete severe con voi stesse. Forse avete fatto tutto il contrario di quello che avreste dovuto fare, forse siete state ingiuste, avete solo peggiorato la situazione, avete perso la pazienza, non siete state in grado di aiutarla. Forse l’unica cosa che vi riesce di fare è non smettere di provarci. E forse è anche l’unica cosa che serve, in fondo. Ricordarsi insieme che si può sempre ricominciare da capo.