Pensieri

Il naufragio delle civiltà

29.02.2024
“Sono nato in buona salute tra le braccia di una civiltà morente, e per tutta la vita mi sono sentito come un sopravvissuto, senza merito o colpa, mentre tante cose intorno a me scivolavano nel caos; come quei personaggi cinematografici che passano attraverso strade dove crollano tutti i muri, eppure ne escono indenni, scuotendo la polvere dai propri vestiti, mentre dietro di loro la città intera è solo un mucchio di macerie.
Questo è stato il mio triste privilegio, fin dal mio primo respiro. Ma è anche, senza dubbio, una caratteristica della nostra epoca, se la confrontiamo con quelle che l’hanno preceduta. Nel passato, gli uomini avevano la sensazione di essere effimeri in un mondo immutabile; le persone vivevano nelle terre in cui avevano vissuto i loro genitori, lavoravano come loro avevano lavorato, si curavano come loro si erano curati, si istruivano come loro si erano istruiti, pregavano allo stesso modo, si muovevano con gli stessi mezzi. I miei quattro nonni e tutti i loro antenati da dodici generazioni sono nati tutti sotto la stessa dinastia ottomana, come avrebbero potuto non pensare che fosse eterna?
“A memoria di rosa, non si è mai visto morire un giardiniere,” sospiravano i filosofi francesi dell’Illuminismo pensando all’ordine sociale e alla monarchia del loro paese. Oggi, quelle rose pensanti che siamo noi vivono sempre più a lungo, mentre i giardinieri muoiono. Nell’arco di una vita, abbiamo tempo per assistere alla scomparsa di paesi, imperi, popoli, lingue, civiltà.
L’umanità sta cambiando sotto ai nostri occhi. Mai la sua avventura è stata tanto promettente, né così pericolosa. Per lo storico, lo spettacolo del mondo è affascinante. Ma deve comunque fare i conti con la sofferenza dei suoi simili e con le sue personali preoccupazioni. (…)
Ho avuto ragione a dire che l’oscurità si è diffusa sul mondo quando le luci del Levante si sono spente? Non è incongruo parlare di oscurità quando, come sappiamo tutti, io e i miei contemporanei stiamo assistendo al più spettacolare progresso tecnologico di ogni tempo? Quando abbiamo a portata di mano, come mai prima, tutta la conoscenza umana; quando i nostri simili vivono sempre più a lungo, e con una salute migliore rispetto al passato; quando così tanti paesi del vecchio Terzo mondo, a cominciare dalla Cina e dall’India, finalmente sono usciti dal sottosviluppo?
È proprio qui il desolante paradosso di questo secolo: per la prima volta nella storia, abbiamo i mezzi per liberare la specie umana da tutte le piaghe che l’assalgono, per condurla serenamente verso un’era di libertà, di progresso senza macchia, di solidarietà planetaria e opulenza condivisa; ed eccoci qui, invece, lanciati a tutta velocità sul percorso opposto.”
Amin Maalouf, da “Il naufragio delle civiltà”, 2019
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In evidenza: Foto di Reid Miles (attribuita a Cartier-Bresson), “Vista da Notre Dame”, Paris, 1955

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