“Tocopilla è il nome del mio paese natale. In lingua quechua Toco significa “doppio quadrato sacro” e Pilla “diavolo“.
Qui il diavolo non è l’incarnazione del male, ma un essere della dimensione sotterranea che si affaccia da una finestra fatta di spirito e materia, il corpo, per osservare il mondo e apportarvi la propria conoscenza.
Mio padre e mia madre, bloccati in negozio dalle otto di mattina alle dieci di sera, confidando nelle mie capacità letterarie lasciavano che mi educassi da solo. E quando si accorgevano che non ero in grado di fare qualcosa, chiamavano in causa il Rebe (il nonno, ndr).
Usavo il Rebe come giocattolo, gli prestavo la mia voce, immaginavo i suoi consigli, lasciavo che guidasse le mie azioni. In seguito, perfezionando la mia fantasia, iniziai ad allargare le mie conversazioni animate. Davo la voce alle nuvole, al mare, agli scogli. Potevo parlare con tutto e ogni cosa sapeva che cosa dirmi […].
Questa è la vera libertà: essere capaci di uscire da se stessi, attraverso i limiti del piccolo mondo individuale per aprirsi all’universo.”
Alejandro Jodorowsky, da “XL”, magazine mensile de “la Repubblica”, febbraio 2006