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Poesia cinese

01.05.2024
“Per il momento, lascerò queste poesie a germogliare lontano dagli sguardi, tra le mie montagne. Forse tra cinquecento anni, qualcuno mi raggiungerà, aggiungendo alle sue le mie armonie”.
Shih-shu (XVII-XVIII secolo)
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Morishita Asako, “Intorno a Suzutsuki”, 2020
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“L’animo passa, il corpo è già andato;
Le forcine sono cadute, mentre si appoggia ancora al cuscino.
Vorrebbe andare, senza più lacrime agli angoli degli occhi;
Ma non vede, e la tristezza è ancora tanta.”
He Xun  (?-518)
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“Seguendo il vento turbinano a riva le foglie;
Pioggia a raffiche oscura il fluire del fiume.
La gente del posto dovrebbe già aver fatto ritorno:
Invano desidero una barca che ci accompagni.”
He Xun  (?-518)
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“Il portone dei fiori apre mille porte;
La porta del giardino spalanca diecimila battenti.
Dalla torre e dagli edifici si sentono movimenti come di perle;
Le canne del bambù si vedono attraverso i vestiti di seta fine.”
He Xun  (?-518)
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Kisho Tsukuda
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“L’erba verde si tende come seta;
Sugli alberi crescono le foglie rosse.
Nemmeno a parlarne: tu non fai ritorno!
Tu torni solo quando il profumo è svanito.”
Xie Tiao (464-499)
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Osawa Takuya, “Tranquillo”, 2021
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“Dentro lo scrigno ho uno specchio lucente.
Mi piace far riflettere la luce in quello specchio lucente;
Ma nello specchio lucente non posso far riflettere nulla:
Come faccio riflettere provo il crepacuore.”
Fan Yun (451-503)
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“A est e a ovest delle mura di Luoyang
A lungo saluto il tempo che passa.
Prima se n’è andata la neve che pareva fiori,
Ora vengono i fiori che sembrano neve.”
Fan Yun (451-503)
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Taguchi Yuka
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“Dal pendio dei monti vedo venire della nebbia,
Nel mezzo del bambù intravedo il sole che cala.
Gli uccelli dal bordo del tetto si levano e prendono il volo,
Le nubi che arrivano escono fuori dalle finestre.”
Wu Jun (469-519)
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Yasutomo Oka 
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“La strada per il Passo della Porta della Giada è lunga;
La lettera spedita da Nanchino è andata lontano.
Solo dopo aver versato lacrime per mille vie
Si potrà aprire la lettera dei diecimila li.”
Yu Xin (512-580)
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Le poesie sopra riportate sono”quartine”.  La quartina cinese, sviluppatasi soprattutto durante la dinastia Tang  (618-907), è composta da quattro versi di cinque sillabe ciascuno, ognuna delle quali è un ideogramma. Le norme che la regolano sono molto precise:  alternanza di accenti  tra un verso e l’altro, presenza di rime e contrapposizione di concetti (per esempio,  se un verso parla di “andare”, l’altro deve parlare di “venire”, e così via). 
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Kawase Hasui, stagno al santuario Benten, Shiba, 1929
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“I ricchi temono di diventare poveri
per me la povertà è un privilegio
seguo il destino delle miriadi di vette:
qui non serve il denaro
tetto piastrellato di paglia presso un rivo
roccia in bocciolo che drappeggia la cancellata
di bambù: in inverno, vado a caccia del sole;
quando viene l’estate, mi apposto in riva al mare.”
Shih-shu (Cina, XVII-XVIII secolo)
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“I rumori della montagna impongono una glaciale
saggezza: la fontana bisbiglia tenui leggende
la brezza dei pini attizza il fuoco su cui scaldo
il tè, l’ombra del bambù trafigge le vesti
pesto l’inchiostro: le nubi negli abissi recano
versi – imito gli uccelli calligrammi che si posano
sui rami mentre il mondo scorre: ogni
evento evidenzia il pregio della non-azione.”
Shih-shu (Cina, XVII-XVIII secolo)
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“Contro il dolce mattino primaverile che fluttua
l’arrogante rantolo di una carrozza;
i rami di pesco indicano il villaggio
il salice lambisce le sponde dello stagno

al modo delle carpe dalle scaglie scintillanti
e delle anatre che vagano in coppia
il poeta si guarda intorno; in questa vita
tutti sono intrappolati in una rete di chiacchiere”

Shih-shu (Cina, XVII-XVIII secolo)
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“Il sentire del mondo fa compassione
ma le colline non hanno paura:
rivestite di alberi e di foreste
sono il terreno di caccia della poesia
il mio cuore è libero come le bianche nubi
il corpo è leggero come una foglia
scimmie e uccelli mi guidano, il loro vigore
è candido: si erge, sorpassa ogni cosa.”
Shih-shu (Cina, XVII-XVIII secolo)
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Ikuyo Yasuda, madre e bambino con melograno
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“Andrò dove hai camminato, dove
hai steso la mano senza ricevere aiuto
dove hai gridato senza intendere eco:
tu, pane Pietà che disarmato mi nutri.”
François Cheng, da “Suite orphique,  2024
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“Sul fondo della notte, una soglia illuminata
ci attira verso il suo dolce mistero.
I grilli cantano l’eterna estate: da qualche
parte ciò che abbiamo vissuto resta integro.”
François Cheng, da “Enfin le royaume”, 2018
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Hasui Kawase, “Venti vedute della luna di Tokyo al fiume Arakawa”(Akabane)
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“Dal principio del mondo
la verità non ha avuto maestri,
La si coglie da soli
per un guizzo spontaneo del cuore.
Sappiate, o miei novizi
giusto adesso ordinati,
L’eterno è qui e ora,
mentre prendono forma queste parole.”
Ikkyū Sōjun (1394-1481), da Ornella Civardi, “Ikkyū Sōjun. Nuvole vaganti. La raccolta di un maestro zen”)
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“Siamo tutti creature
destinate a smarrire la strada,
Profondo è l’inganno
che neppure ci sentiamo ingannati.
Ma se la nostra via
di ricerca non ricercasse la luce,
Allora il divino ch’è in noi
senza sforzo si compirebbe qui e ora.”
Ikkyū Sōjun (1394-1481), da Ornella Civardi, “Ikkyū Sōjun. Nuvole vaganti. La raccolta di un maestro zen”)
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Nell’immagine: Oka Fuhô (Baikei), “Farfalla e Morning Glory”, anni 1880

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