Pensieri

Cinque grani dal rosario del bevitore (ma il conto è incerto)

24.05.2024
Un bicchiere di vino duro terrano che tinge le labbra di viola. Potremo guardarci mentre sembriamo truccati a rossetto, e fra maschi si fa solo per riderne e a stento. Allora stentiamo, prendiamo in giro la nostra vergogna come se fossimo tanto adulti da poterla sopportare. Forse dovremmo anche noi sanguinare dagli inguini un giorno, sentirne il disagio per capire quanto è necessario sentirsi desiderati.
Un altro bicchiere.
Il vino rosso non ha pazienza, è aspro e nel farsi bere rivela i visceri e spoglia i pensieri. Un giorno vorrei amarti così, a sorsi spietati, per ogni sorso chiudere gli occhi trattenere il respiro e sentire nel gusto che il cuore batte un colpo a vuoto.
Ogni volta che alzo il bicchiere rimane sopra l’acciaio un cerchio di vino. Questi sono i miei orologi senza lancette – basta contare i quadranti che restano impressi sul banco – questo è il mio tempo che posso far ripartire da zero in un colpo di spugna.
Io sono Dio che di ventiquattr’ore ne faccio una sola.
Un altro bicchiere un altro bicchiere un altro.
Come rallentano i gesti adesso, come a dirsi che c’e un corpo fuori dal corpo e non obbedisce. Così deve essere la lentezza necessaria del palombaro in fondo al mare. Risalirà come nuotando nel cielo, come da bambino mi immaginavo facessero gli angeli.
Un altro bicchiere, l’ultimo.
Nostra Signora degli asfalti, proteggi gli ubriachi e i pendolari, perché l’andare a volte chiede coraggio, il ritorno più spesso fatica, e ostinazione.
Amen.
Francesco Tomada
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In evidenza: Foto di Sonia Simbolo

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