“25 novembre : vi voglio scalze!
Sorelle mie toglietevi quelle scarpette rosse,
vi voglio scalze.
Oggi non voglio versi, nè fiori né canti.
Vi voglio scalze e senza lacrime.
Non uccidetemi un’altra volta
con la commiserazione.
Educate piuttosto i vostri figli maschi,
non ridete quando da piccoli
fanno i dispetti alle bambine.
Non dite alle vostre figlie
di essere docili e mansuete,
di tollerare pazientemente.
Se insegnate sorelle care
non ignorate e non sminuite
le bambine moleste che
vogliono fare le astronaute,
non indirizzate a economia domestica
le alunne ribelli di un liceo,
non deridete i bambini che
rifiutano lo sport e la volgarità.
Non uccidetemi gli altri 364 giorni.
Lui mi ha fatto a pezzi,
mi ha bruciato con l’acido,
ha abusato di me
e mi chiamava amore…
Vi voglio scalze,
voglio che percorriate scalze
i meandri della vostra mente,
che vi interroghiate
sui vostri ruoli,
che scioperiate ai fornelli
quando vi daranno per scontate,
che facciate un credo delle pari opportunità
e non un surplus di lavoro.
Vi voglio scalze
quando dovete attraversare
il mio dolore,
quando dovete accompagnare
al pronto soccorso
la vicina di casa, la collega, l’amica.
E non mentite come lei,
sappiamo usare i tacchi
senza cadere dalle scale.
Non chinate il capo
davanti al parroco
che esorta a limitare i no.
A piedi nudi
riprendetevi i miei pezzi.
Vi voglio scalze”