Pensieri

Sartre e le ragioni della rinuncia al Nobel

13.06.2024
Il 22 ottobre del 1964 la Fondazione Nobel assegnò a Jean-Paul Sartre il premio, perché, recitava la motivazione, «con la sua opera ricca di idee e piena di spirito di libertà e ricerca della verità», Sartre aveva «esercitato un’influenza di vasta portata» sulla società.
Il giorno dopo, il 23 ottobre 1964, Jean-Paul Sartre rilasciò un’intervista alla stampa svedese in cui, dicendosi «profondamente dispiaciuto» che la questione avesse «assunto l’aspetto di uno scandalo», precisava le motivazioni personali e oggettive che l’avevano indotto a questa rinuncia:
«Le ragioni per cui ho rinunciato al premio non riguardano l’Accademia svedese, né il premio Nobel in sé, come ho spiegato nella mia lettera all’Accademia dove ho richiamato due tipi di motivazioni: personali e oggettive.
Le ragioni personali sono le seguenti: il mio rifiuto non è un atto di improvvisazione. Ho sempre declinato gli onori ufficiali. Quando, nel Dopoguerra, nel 1945, mi è stata proposta la Legione d’Onore, ho rifiutato malgrado avessi degli amici al governo. Ugualmente non ho mai desiderato entrare al Collège de France, come mi è stato suggerito da qualche amico. (…)
Lo scrittore deve rifiutare di lasciarsi trasformare in un’istituzione, anche se questo avviene nelle forme più onorevoli, come in questo caso.
Le mie ragioni oggettive sono le seguenti: la sola lotta possibile sul fronte della cultura, in questo momento, è quella per la coesistenza pacifica di due culture, quella dell’est e quella dell’ovest. Non voglio dire che bisogna abbracciarsi – so bene che il confrontarsi di queste due culture prende necessariamente la forma di un conflitto – ma che la coesistenza deve avvenire tra gli uomini e tra le culture, senza l’intervento delle istituzioni. (…) Le mie simpatie si rivolgono innegabilmente verso il socialismo e a ciò che viene chiamato il blocco dell’est, ma io sono nato e sono stato allevato in una famiglia borghese. Spero tuttavia, sia chiaro, che “vinca il migliore”: cioè il socialismo.Questo è il motivo per cui io non posso accettare le onorificenze conferite dalle alte istanze culturali, sia all’ovest che all’est, anche se capisco con chiarezza la loro ragione di esistere. Anche se tutte le mie simpatie sono dalla parte dei socialisti sarei incapace di accettare, per esempio, il premio Lenin se qualcuno me lo volesse dare, ma non è questo il caso. Durante la guerra d’Algeria, quando abbiamo firmato il “Manifesto dei 212”, avrei accettato il premio con riconoscenza perché non avrebbe onorato solo me ma la libertà per cui si lottava. Ma questo non è successo, ed è solo alla fine della guerra che mi si è assegnato il premio».

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