Fosforescenze

C’era una volta…il regno delle fiabe

18.06.2024
“La fiaba è il mondo del possibile, quindi anche dell’utopia, quindi anche della speranza, direi che è importante conservarlo ai bambini e a tutti gli uomini, non solo ai bambini.”
Gianni Rodari, da un’intervista rilasciata all’emittente svizzera RSI nel 1976
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“La fiaba è per il bambino uno strumento ideale per trattenere con sé l’adulto. La madre è sempre tanto occupata, il padre appare e dispare secondo un ritmo misterioso, fonte di ricorrenti inquietudini. Di rado l’adulto ha tempo di giocare con il bambino come piacerebbe a lui, cioè con dedizione e partecipazione completa, senza distrarsi. Ma con la fiaba è diverso. Fin che essa dura, la mamma è lì, tutta per il bambino, presenza durevole e consolante, fornitrice di protezione e sicurezza. Non è detto che quando chiede, dopo la prima, una seconda fiaba, il bambino sia realmente interessato, o esclusivamente interessato alle sue vicende: forse egli vuole soltanto prolungare più che può quella piacevole situazione, continuare ad avere la mamma accanto al suo letto, o seduta nella stessa poltrona. Ben comoda, perché non le venga la voglia di scappare troppo presto. […] La voce della madre non gli parla solo di Cappuccetto Rosso o di Pollicino: gli parla di se stessa. Un semiologo potrebbe dire che il bambino è interessato, in questo caso, non solo al “contenuto” e alle sue “forme”, non solo alle “forme dell’espressione”, ma alla “sostanza dell’espressione”, cioè alla voce materna, alle sue sfumature, volumi, modulazioni, alla sua musica che comunica tenerezza, che scioglie i nodi dell’inquietudine, fa svanire i fantasmi della paura”.
Gianni Rodari, da “Grammatica della fantasia,” 1973
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Dipinto di Gabriel Pacheco
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“Mutato nomine de te fabula narratur.”
[“Cambiato il nome la favola parla di te”].
Quinto Orazio Flacco, Satire, I, 1, vv. 69-70
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“Ogni favola è un giocoChe finisce se sentiTutti vissero felici e contentiForse esiste da sempreNon importa l’etàPerché è vera soltanto a metà”
Edoardo Bennato, da “Ogni favola è un gioco”, 1983
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Christian Schloe
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“Questo è il messaggio che le fiabe comunicano al bambino in forme molteplici: che una lotta contro le gravi difficoltà della vita è inevitabile, è una parte intrinseca dell’esistenza umana, che soltanto chi non si ritrae intimorito ma affronta risolutamente avversità inaspettate e spesso immeritate può superare tutti gli ostacoli e alla fine uscire vittorioso.”
Bruno Bettelheim, da “Il mondo incantato”, 1976
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“Un dolore ricordato perde il pus, diventa una fiaba.”
Gesualdo Bufalino, da “Il malpensante”, 1987
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“Eppure dev’esserci stato un giorno, in un villaggio sull’Inn, in cui un bambino di nome Adolf si commosse fino alle lacrime ascoltando la favola di Cappuccetto Rosso e del Lupo.”
Gesualdo Bufalino, da “Il malpensante”, 1987
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“Una fiaba che non menta non rivela alcuna verità, e questa sarebbe la sua più imperdonabile menzogna.”
Aldo Busi, da “Guancia di tulipano”, 2001
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“Si narra che il fiume correndo verso il mare
racconti a se stesso delle fiabe per farsi compagnia
e per avere meno paura di quell’attimo in cui diventerà immenso.”
Chandra Livia Candiani, da “Sogni del fiume”, 2022
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“Le fiabe […] sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi.”
Italo Calvino, da “Le Fiabe italiane”, 1956
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“Il retroscena orrendo è una regola, nelle fiabe. E una loro caratteristica parallela è il retroscena splendido: dietro la Testa d’Asino c’è un’adorabile principessa, dietro la Bestia un principe degno della Bella. Il rapporto s’inverte di continuo, e quale sia la vera realtà non è rivelato, perché la rivelazione fiabesca consiste essenzialmente nell’incessante negazione di una realtà in favore di un’altra che la rovescia.”
Guido Ceronetti, da “La carta è stanca”, 1976

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“L’utilità suprema delle fiabe, nell’età infantile, è in questo: insegnare agli esseri sensibili a dubitare di quello che vedono e toccano, dell’identità delle persone, della solidità di una casa, dell’impossibilità di una metamorfosi. Allontanare i bambini dal visibile, facendogli sperare che sia falso, è la cosa migliore che possiamo fare per loro, dopo il male che gli abbiamo fatto chiamandoli in questo mondo.”

Guido Ceronetti, da “La carta è stanca”, 1976
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Dipinto di Antonio Caramia
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“Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono. Perché i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti.”
Gilbert Keith Chesterton, da “Enormi sciocchezze”, 1909
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“In ogni istante della nostra vita abbiamo un piede nella favola e l’altro nell’abisso.”
Paulo Coelho, da “Undici minuti”, 2003
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“Quel che la favola ha inventato, la storia qualche volta lo riproduce.”
Victor Hugo, da “I burgravi”, 1843
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“Non esistono fiabe non cruente. Tutte le fiabe provengono dalla profondità del sangue e dell’angoscia.”
Franz Kafka, in Gustav Janouch, “Colloqui con Kafka”, 1951
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Dipinto di Gabriel Pacheco

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“Quando mi sento stanco di tutto e «sazio di giorni», le fiabe mi fanno l’effetto di un benefico bagno ristoratore. Qui cessan tutte, tutte le cure terrestri e finite; la gioia e la stessa tristezza diventano infinite (e proprio per questo allargano l’animo in un modo così benefico).”

Søren Kierkegaard, da “Diario”,  (postumo 1909/49)
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Immagine dal web
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“Noi crediamo che la fiaba e il giuoco appartengano alla fanciullezza: miopi che siamo! Come se in una qualsiasi età della vita potessimo vivere senza fiaba e senza giuoco! Certo, li chiamiamo e li consideriamo diversamente, ma proprio ciò dice che sono la stessa cosa − perché anche il fanciullo considera il giuoco come il suo lavoro e la fiaba come la sua verità.”
Friedrich Nietzsche, da “Umano troppo umano II”, 1879/80
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Chi vuol dare alla vita il significato più profondo avvolge il mondo di favole ; noi tutti vi siamo ancora profondamente intricati ; per quanto ci sembri di essere spiriti liberi.
Friedrich Nietzsche, da “Frammenti postumi”
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Immagine dal web
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“Siamo tutti, forse, il Peter Pan di qualcuno.
Innocenti: tutti.
Senza cuore, con chi è davvero pronto a darci il suo.”
Chiara Gamberale, da “Quattro etti d’amore, grazie”, 2014
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