“Non io scrivo le mie poesie?
Va bene, non le scrivo io.
Non io grido che non c’è una riga?
Non io.
Non io ho paura dei folti sogni?
Non io.
Non io mi getto nell’abisso delle parole?
Va bene, non io.
Voi vi svegliate al buio,
Senza forza per gridare.
E senza parole…
No, le parole ci sono!
Su, prendete un quaderno
E scrivete voi
Cosa avete visto nel sonno,
Cosa è diventato dolore e luce,
Scrivete di voi stessi.
Allora, amici, vi crederò:
I miei versi non li scrivo io.”
Alla mamma
“Mi manca
la tua tenerezza,
come a un uccello
che muore – l’aria.
Mi manca
l’inquieto tremito
delle tue labbra,
quando mi sento sola.
Mi manca il sorriso
nei tuoi occhi –
essi piangono,
guardandomi.
Perché in questo mondo
il dolore è così cupo?
Sarà, forse,
perché sei sola?”
***
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Nel 1990, esce la sua seconda e ultima raccolta, “Gradini in su, gradini in giù”; ma Evtushenko non è più al suo fianco, a causa dei dissapori con la famiglia di Nika, ch, a quanto pare, tentava di estorcergli del denaro. Intanto la popolarità della ragazzina è ormai in declino e Nika, che si sente abbandonata da tutti, comincia a bere, perde interesse per la scrittura e anche per la vita,. I tentativi di suicidio si alternano con i ricoveri in cliniche prischiatriche, prima in Svizzera, poi a Jalta, la sua città natale.
“Perché io soffro? Perché vivo. Il mondo non è pieno di colore. Da qualche parte la gente viene uccisa, da qualche parte i bambini muoiono, e con le mie poesie voglio aiutare a rimuovere i blocchi che attualmente dividono il mondo”.
“Non andrò col tram,
L’autunno copre le rotaie.
Resterò in casa
Alla finestra.
Raccoglierò sul palmo i suoni,
Come i portinai raccolgono al mattino
Le nebbie nei cesti,
Sollecitando il giorno.
Il vento farà roteare le foglie,
Non si poseranno sui gradini.
E sbatterà la finestra
Facendo tintinnare i vetri.
Non andrò col tram,
I suoni precedono l’autunno.
Resterò in casa
Accanto alla finestra rotta.”
“Per i viali del parco,
come pallina di cristallo,
la tua voce tintinnante
mi ha superato.
È passata sui tetti,
è passata sulle foglie.
Nel fruscio dell’autunno
ha colto la musica.
A un tratto s’è fermata
accanto a quella panchina
dove c’era
un lampione rotto.
La tua pallina di cristallo
ha riso lanciando scintille,
e il lampione rotto
si è illuminato.”
“Non bisogna
Chiedermi
Perché vivono le poesie malate.
Io capisco,
Sarebbe meglio
Avere una scorta di sane parole.
Ma non posso farci nulla,
Ai sogni non si può chiedere
Perché vengono.
Perché i boia notturni
Hanno sguainato le spade
E si avvicinano a me tutti insieme.
Perché gente cieca e sfinita
Si è affollata alla porta
Della mia memoria non infantile.
Il fuoco ha divorato decine di sorti,
Ma davvero è apparso
Chi prenderà su di sé
Tutto il male?”
“Vi ho ingannati,
Dicendo che un istante può essere l’eternità,
Che quando migrano gli uccelli
Finisce il caldo.
E che ho dimenticato da tempo
Gli scongiuri delle notti incantate,
Che la gioia è così vicina,
Basta sfiorarla per caso –
La tua mano
Solleva la sfera terrestre.
Io vi ho ingannati?
No, ho donato un segreto
Noto a me soltanto.”
Chi sono?
“Con gli occhi di chi io guardo questo mondo?
Degli amici? dei parenti? degli alberi? degli uccelli?
Con le labbra di chi io colgo la rugiada
Della foglia caduta sulla strada?
Con le mani di chi io abbraccio il mondo
Così debole e fragile?
Io perdo la mia voce nelle voci
Dei boschi, dei campi, delle piogge,
Della bufera di neve, della notte…
Chi sono?
In cosa cercare me stessa?
Come rispondo a tutte le voci della natura?”
“Hanno preso nella rete il pesciolino d’oro:
Tutti i suoi doni hanno restituito.
Anche le parole
Che lui diceva sull’amore,
Le abbiamo restituite –
Amaro inizio…
Per quale ragione di nuovo
da una ripida sponda
Noi supplicando guardiamo
Aspettando una parola?”
“Le mie poesie somigliano a un gomitolo
Di fili colorati, arruffati da un bambino…
La mattina cerco di sgrovigliarli
In graziosi gomitoli separati,
Ma la sera – che assurdità! –
Il pavimento, le pareti, le strade, le case –
Tutto è confuso!
Le poesie somigliano
A una lunga coperta colorata,
No, alla strada dove
Dovrò rotolare il gomitolo della mia vita…
Che un bambino arruffi pure i fili –
Non si può seguire un solo dritto cammino!
E con un solo colore
Non si può riempire il mondo intero!
Che le parole siano un arcobaleno.”