Accovacciati su un tronco i due sorseggiavano il tè e guardavano il cielo stellato, sospeso sopra il tetto proprio dietro al comignolo.
Le stelle a destra del comignolo appartenevano a Orso.
Quelle a sinistra erano di Riccio.
Per arrivare da Orso, Riccio doveva attraversare un campo.
Circondato dalle Falene, entrò in una pineta.
Quando ne uscì non si accorse però che dietro di lui un Gufo lo seguiva di soppiatto, con le ali spiegate. Riccio portava a Orso una marmellata di lamponi e intanto guardava il cielo.
All’improvviso si fermò: “Oh, una stella!, e il Gufo quasi lo travolse per guardare anche lui il cielo. “C’è una stella nella pozzanghera!” mormorò riccio osservandone il riflesso.
Anche il Gufo si chinò sulla pozzanghera, ma non vide niente, eccetto se stesso. Allora si stizzì e fece increspare l’acqua con la zampa piumata.
Nel frattempo Riccio si era messo a guardare dentro un vecchio pozzo buio.
“Oo-hoo!” gridò.
“Oo-hooooo!” gli fece eco in risposta il vecchio pozzo.
Riccio saltò giù, e urlò un: “Iu-huuuu!”, come avesse lanciato un sassolino.
Arrivato al pozzo, il Gufo gridò a sua volta:
“Oo-hoo!” e si fermò sorpreso.
E anche a lui il pozzo rispose: “Oo-hooooo!”.
Arrampicandosi sull’orlo del pozzo il Gufo gridò di nuovo: “Oo-hooooo!”.
E il pozzo di rimando: “Oo-hoooooooooo!”.
Il Gufo ridacchiò e andarono avanti così, tra richiami ed echi.
Nel frattempo Riccio procedeva lento col suo fagotto, immaginando cosa avrebbe detto a Orso:
“Io gli dirò: “Ti ho portato la marmellata di lamponi”.
“E lui mi dirà: “La teiera si è raffreddata, dovremmo aggiungere questi ramoscelli, sai, come cavolo si chiamano…ramoscelli di gi-ne-pro!”
“E io gli dirò…
“E io gli dirò…
“E io gli dirò…”
Ma a quel punto si interruppe di botto.
A pochi passi da lui, dalla nebbia era emerso un Cavallo bianco.
“Strano…” pensò Riccio ” e se il Cavallo si addormentasse affogherebbe nella nebbia?”.