Rimarrò tutto il tempo necessario
finché non mi dirai: il lavoro è fatto.
Quindi alzai gli occhi e vidi
la presenza occupare l’orizzonte,
davanti e dietro e sopra di me.
Non so leggere: rispose Muhammad
vi è un digiuno del corpo e
un digiuno della mente da tutti i pensieri impuri;
nel terzo digiuno ci si astiene
dalle preoccupazioni terrene.
Dà sul paesaggio il marciapiede
di Hama: prendi in considerazione
le anime del popolo e i topi
nel canale di scolo trasformato in
piscina. Il suq di Aleppo, le tombe
di Qatura e Ahmad
che ti manda il solito sms della buona notte.
Ti bagnasti nell’Eufrate
per dimostrare qualcosa a te stessa
incurante dei pannolini sporchi
e di me e di Mahmud fermi all’asciutto
non ti toccava l’infinita deriva
delle divagazioni e l’attraversato
deserto di calcite e il librante
rapace che col suo occhio di delirio
ci bramava dall’alto di una duna
di pietre; no, tu nell’Eufrate solo
cercavi rivelazione e schiettezza
impedita come eri dalle vesti
che non ti eri potuta togliere.
Di tutte le fotografie, ogni cosa
ci ricorda qualcosa.
Il nostro viaggio
ridotto a una tenda: fa ridere
il bambino.
Hanno cercato di
sabotarci: immagini si sovrappongono a
immagini: nel palinsesto
la stupidità della specie, e sangue
la strage irriga. Di tanto non è rimasto
tanto: di altro, ancora meno.
Forse non so fanno bene
a distruggere tutto
cancellare memoria
di ittiti seleucidi e romani
troppa è la distanza che ci separa
da queste pietre pascoli
di nuvole e capre
i poeti intanto gli illusi provano a tradurre
la lingua degli uccelli
ma tu a Rasafa hai capito
che nessuno ti risponde.
Ad Hama c’erano grandi ruote
di legno, traevano dall’Oronte l’acqua
per la città, come nel medioevo diceva la guida; i ragazzi salivano
e si facevano portare in alto e da lì
si gettavano in picchiata, sfiorando
le pale e i turbini, anche il mio cuore era con loro ed era ogni volta un tuffo.
Non un indizio: come di notte le vertebre. All’improvviso
la ghiaietta sulla strada,
il termine troppo usato:
vita: come a dire tutto o
niente, o weltanschauung. Tra respiri e ciò che segue. Hanno
acceso la luce della tua stanza.
Nel crollo non puoi che rimpiangere.
Le antiche armi dei nostri padri
furono mani unghie e denti
e rami e sassi raccolti da terra
poi, per fortuna, la civiltà.
Testo di Leonardo Tonini – Partitura musicale di Stefano Ghisleri