“Da lontano ti devo amare
dalla tranquilla distanza
in cui l’amore è saudade
e il desiderio, costanza.
Dal luogo divino
dove il bene dell’esistenza
è essere eternità
e sembrare assenza.
Chi ha bisogno di spiegare
il momento e la fragranza
della rosa, che persuade
senza che vi sia arroganza?
E, nel fondo del mare,
la stella senza violenza
compie la sua verità,
estranea alla trasparenza.”
Cecilia Meireles, in “Da lontano”
“La natura della saudade è ambigua: associa sentimenti di solitudine e tristezza, – ma, illuminata dalla memoria, guadagna contorno e espressione di felicità. Quando Garrett l’ha definita come “delicioso pungir de acerbo espinho”, stava realizzando la fusione di questi due aspetti opposti nella formula felice di un verso romantico.In generale, si vede nella saudade il sentimento di separazione e distanza da quello che si ama e non si ha. Ma tutti gli istanti della nostra vita non vanno ad essere perdita, separazione, distanza? Il nostro presente, appena raggiunge il futuro subito lo trasforma in passato. La vita è un costante perdere. La vita è, perciò, una costante saudade.C’è una saudade risentita. Quella che desidererebbe trattenere, fissare, possedere. C’è una saudade saggia, che lascia le cose passare, come se non passassero. Liberandole dal tempo, salvando la loro essenza di eternità. E’ l’unica maniera, del resto, di dare loro permanenza: renderle immortali nell’amore. Il vero amore è, paradossalmente, una saudade costante, senza nessun egoismo.”
Cecilia Meireles, in “Della saudade”
“Tutto a Lisbona trasmette saudade, e ancor di più questa spianata di fronte al vuoto, e stando qui, aspirando la brezza che increspa il Tago, cioè il Tejo, si intuisce vagamente cosa sia questa inesplicabile sensazione di rimpianto, di mancanza, e al tempo stesso desiderio di raggiungere l’inaccessibile, malinconico bisogno di utopia che è poi l’orizzonte stesso, un sentimento che i trovatori medievali chiamarono saudade e da allora in nessuna lingua si è trovato un termine appropriato per tradurlo.”
Pino Cacucci, da “Fado, saudade e profumo di Tago”
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Nell’immagine in evidenza: José Ferraz de Almeida Júnior, “Saudade”, 1899