Pensieri

L’incanto fonico

02.09.2024
“Come si tengono insieme gli umani dentro il suono delle strane parole.
Come sono ognuno solo solo eppure vicino di cuore, vicino di respirante polmone.
Come sono gli astanti, umani e umane, in stato umanissimo d’ascolto acuto.
Come sono affamati. Portano loro denutrizioni su poltroncine, la mettono lì spalancata.
Portano il loro gigante aver fame, aver sete. Nessuno da tempo dava un boccone.
Nessuna tetta allattava loro secca terra interiore. Stordito loro panorama nessuno calmata. Nessuno silenziava.
Formule magiche schiacciate nei libri – Solo al pronunciarle si fanno efficaci.
E formule mantriche, solo in voce trovano compimento. E spartiti di musica, tutti, chiedono fiato, gole, dita per farsi forma sonora.
Così ogni verso. Ogni poesia implora un respiro che la dica. Essere detta. Detta per bene in sua ritmica e melodia e timbrica e interni silenzi.
Stare con ogni verso – Penetrare in suo splendore intrinseco.
Ciò che è dopo – è avventura di dopo. Godere di ogni, ogni verso. Nel fortunale delle potenti parole, corpo a corpo con ogni onda-parola, ogni coltello-parola, polvere pirica-parola. Balsamo parola. Viatico parola.
Piangono a volte. Gli astanti. Sono lacrime buone. Catarsi, si chiama. Come quando la neve appare. Come, svoltato l’angolo, la luna improvvisa piena.”
Mariangela Gualtieri, da “L’incanto fonico. L’arte di dire la poesia”, 2022
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Nell’immagine: Foto di Gene Schiavone

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