Pensieri

Eredità familiari

03.09.2024
“Si tende a pensare all’eredità familiare come all’insieme delle cose che i tuoi genitori, volenti o nolenti, ti hanno insegnato attraverso parole opere o anche omissioni, attraverso il detto e il non detto. Cose come l’amore per la musica o l’orecchio assoluto, la passione per i numeri o, chessò, un certo gusto per l’arredamento di interni. Talenti, attitudini, conoscenze.
Più vado avanti e più vedo i legami come un’insiemistica complessa di mancanze e difetti, invece. Ritrovo mia madre più nelle cose che non so fare che in quelle che mi riescono. Nelle inadeguatezze invece che negli orgogli e, non so perché, mi consola.
Sono mia madre nell’inetto rapporto con gli asciugamani, per esempio. Da piccola, in spiaggia, eravamo gli unici a prendere la tintarella su pezzi di stoffa in pura cartapesta, con quel colore non colore che ora chiameremmo tortora e allora era solo un marroncino fecale summerd edition frutto di lavaggi sbagliati su centrifughe sbagliatissime. Ma l’errore era all’origine: mia madre portava al mare asciugamani da doccia a cui d’estate non voleva negare le gioie della villeggiatura. Per inciso è buffo come le cose che ti fanno vergognare da bambino a un certo punto si trasformeranno nella tua mitologia personale. È che la vita chiede di essere completata con il suo ricordo, bisogna solo darsi tempo.
Dicevo. Quest’estate, in spiaggia, mentre mi sdraiavo sulle mie pezze avvizzite o peggio sui rettangolini in microfibra da palestra decathlon, ero mia madre.
Ero mia madre quando ho realizzato che gli altri usano i pareo leggeri come base su cui stendere grandi teli di spugna colorata e fluffosa, con conchiglie e fenicotteri rosa.
Ero mia madre nell’approssimazione e nelle alzate di spalle dopo lo stupore. Aaaah si fa così?! vabbe’! Sono mia madre in mille altre zoppie. Forse siamo soprattutto quello che non sappiamo fare, le nostre inettitudini, ed è lì che facciamo pace con chi non ci ha insegnato, non ci ha detto come fare, non per cattiva volontà, ma perché non sapeva.
Ritroviamo chi abbiamo perduto nelle debolezze comuni, nel limite. Tanto i genitori si dimenticano sempre di insegnarne un pezzo, i genitori non sono preparatori esistenziali, non si può mai essere preparati a sufficienza per la vita, la vita è un viaggio davvero troppo lungo e sconclusionato, imprevedibile, per partire con le provviste da casa, non avrebbe senso, le provviste bisogna procacciarsele per strada, da casa ti porti poi solo il bacio in fronte.”
Enrica Tesio
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In evidenza: Foto di Harold M. Lambert

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