Affabulazioni

Il vassoio

05.02.2025
Molti anni fa comprai per la mia tavola un vassoio di legno, girevole. Ci mettevo il sale, il pepe, l’olio, l’aceto e il pane. Mio padre lo tastava in cerca di quello che gli serviva. Così non doveva chiedere continuamente qualcosa, interrompendo le conversazioni. Il vassoio girevole gli permetteva di fare da sé. Al vino pensavo io, versandolo nel suo bicchiere quasi fino all’orlo, come piaceva a lui. Mia madre mi fermava il braccio in un meccanico tentativo di riduzione, che non serviva. Col vino inghiottito mio padre dormiva bene e di sicuro in sogno ci vedeva giusto.
Fuori di tavola non aveva preso misure allo spazio intorno. Sbandava, urtava, non trovava quello che cercava. Lo sentivo frugare, allora andavo a chiedere.
Le sue retine erano strappate a buchi.
Non l’ho sentito lamentarsi della cecità.
Mi ha trasmesso i libri, la sua voglia di leggere, colpita e affondata nel buio. Rideva dei suoi sbagli. Seguiva mamma al mercato, che ogni tanto si staccava da lui. Allora gli capitava di prendere sottobraccio una sconosciuta, facendola sobbalzare di paura. Lui pure trasaliva, più spaventato della signora. A casa ne rideva.
Non so se farò in tempo a diventare cieco. So che non sarò bravo come lui.
Guardo il vassoio di legno che ancora sta sulla mia tavola, gli do un tocco per farlo ruotare, in senso antiorario. Non è un orologio e non ritorna all’ora che vorrei. Solo con la scrittura posso.
Erri De Luca
*****
In evidenza: Foto di Mario Carbone, 1924

Lascia un commento