Magazzino Memoria

La bambina che per sei minuti zittì il mondo

15.02.2025
“Salve, sono Severn Suzuki e parlo a nome di ECO, l’Organizzazione dei Bambini per l’Ambiente. Siamo un gruppo di ragazzi di 12 e 13 anni che cerca di fare la differenza; Vanessa Suttie, Morgan Geisler, Michelle Quaigg e la sottoscritta. Abbiamo raccolto tutti i soldi per venire in questo posto lontano 5000 miglia, per dire alle Nazioni Unite che dovete cambiare il vostro modo di agire.
Venendo a parlare qui oggi non ho un’agenda nascosta, sto lottando per il mio futuro. Perdere il mio futuro non è come perdere un’elezione o qualche punto sul mercato azionario. Sono qui per parlare a nome di tutte le generazioni future. Sono qui per parlare a nome dei bambini che stanno morendo di fame in tutto il Pianeta e le cui grida restano inascoltate. Sono qui per parlare a nome del numero infinito di animali che stanno morendo nel Pianeta, perché non hanno alcun posto dove andare.
Ho paura di andare fuori al sole ora, a causa dei buchi nell’ozono. Ho paura di respirare l’aria, perché non so quali sostante chimiche contiene. Ero solita andare a pesca a Vancouver, la mia casa, con mio papà, fino a quando pochi anni fa abbiamo trovato un pesce pieno di tumori. E ora sentiamo di animali e piante andare verso l’estinzione, ogni giorno, sparendo per sempre. Nella mia vita ho sognato di vedere grandi mandrie di animali selvatici, giungle e foreste pluviali piene di uccelli e farfalle, ma ora mi chiedo se i miei figli potranno mai vedere tutto ciò.
Vi siete mai preoccupati di queste cose quando avevate la mia età? Tutto questo sta accadendo sotto ai nostri occhi, e tuttavia agiamo come se avessimo a disposizione tutto il tempo che vogliamo e tutte le soluzioni.
Sono solo una bambina e non ho tutte le soluzioni, ma voglio che realizziate che non le avete nemmeno voi.
Voi non sapete come riparare i buchi nello strato di ozono.
Non sapete come riportare indietro i salmoni in un fiume inquinato.
Non sapete come far tornare una specie animale estinta. E non potete restituirci le foreste che una volta crescevano là dove ora c’è il deserto.
Se non sapete come sistemare tutto ciò, smettete di distruggerlo.
Qui potete essere presenti in qualità di delegati dei vostri governi, gente d’affari, amministratori di organizzazioni, giornalisti o politici, ma in verità siete madri e padri, fratelli e sorelle, zie e zii, e tutti voi siete anche figli di qualcuno.
Sono solo una bambina, tuttavia so che siamo parte di una famiglia che conta 5 miliardi di persone; per la verità, 30 milioni di specie. E nessun governo o confine potrà cambiare ciò.
Sono solo una bambina, tuttavia so che siamo tutti coinvolti in questo e dovremmo agire come un solo mondo verso un unico obiettivo.
La mia rabbia non mi acceca e la mia paura non mi fa temere di dire al mondo come mi sento.
Nel mio Paese produciamo così tanti rifiuti; compriamo e buttiamo, compriamo e buttiamo, compriamo e buttiamo e tuttavia i Paesi del nord non condividono con quelli che hanno bisogno. Anche quando abbiamo più del necessario, siamo spaventati dal condividere, siamo spaventati dal lasciare un po’ della nostra ricchezza. In Canada viviamo una vita privilegiata, ricca di cibo, acqua e ripari. Abbiamo orologi, biciclette, computer e televisori e la lista potrebbe andare avanti per due giorni. Due giorni fa qui in Brasile siamo rimasti scioccati quando abbiamo passato un po’ di tempo con alcuni bambini che vivono per strada. Questo è ciò che ci ha detto un bambino: “Vorrei essere ricco e se lo fossi darei a tutti i bambini di strada cibo, vestiti, medicine, una casa, amore e affetto”. Se un bambino di strada che non ha niente è disposto a condividere, perché noi che abbiamo tutto siamo ancora così avidi? Non riesco a smettere di pensare che quei bambini hanno la mia stessa età, che il posto dove nasci fa un’enorme differenza, che io avrei potuto essere una di quei bambini che abitano nelle favelas di Rio. Potrei essere una bambina che muore di fame in Somalia, o una vittima di guerra in Medio Oriente, o una mendicante in India.
Sono solo una bambina, tuttavia so che se tutti i soldi spesi in guerre fossero spesi per cercare risposte ambientali, fermare la povertà e siglare accordi, che posto magnifico sarebbe questa Terra!
A scuola, fin dall’asilo, ci insegnate come comportarci nel mondo. Ci insegnate a non litigare con gli altri, risolvere i problemi, rispettare gli altri, rimettere a posto il nostro casino, non ferire altre creature, condividere e non essere avari. Allora perché voi fate le cose che dite a noi di non fare?
Non dimenticate perché state partecipando a queste conferenze, per chi le state facendo. Noi siamo i vostri figli. Voi state decidendo in che tipo di mondo noi stiamo crescendo. I genitori dovrebbero poter consolare i propri figli dicendo che tutto andrà a posto, che non è la fine del mondo e che stanno facendo il meglio che possono. Ma non penso che voi lo possiate ancora dire. Siamo davvero nella vostra lista delle priorità?
Mio padre mi dice sempre: “Sei quello che fai, non quello che dici”. Bene, quello che voi state facendo mi fa piangere la notte. Continuate a dire che ci amate. Ma vi sfido, per favore, a far in modo che le vostre azioni riflettano le vostre parole. Grazie.”
Discorso che Severn Suzuki (12 anni) tenne nel 1992 al Summit di Rio organizzato dall’ Onu

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