Linguaggi

Il calciatore poeta: Ezio Vendrame

21.02.2025
“La vita?
Un vuoto a perdere.
Ho fatto tardi,
ma tra il niente
e il niente
può ancora succedere
di tutto.”
***
“Avessi un cielo,
sarei guardiano di nuvole.”
***
“Quanto pesa il dolore
sulle piccole spalle di un’anima.”
***
“Ci sono tanti modi
di amare una persona.
Io li ho imparati tutti
tranne quello vero.”
***
“È una pozzanghera la mia vita:
dove l’amore qualche volta si riflette
e poi va via.”
***
“Oh vita, sali sul mio cuore di pazzo: andiamo a divorare.”
***
“Perché scannare margherite
per molestare un dubbio”.
***
“Quando la terra
mi scoprì
flirtare con la luna
s’inclinò
relegandomi nel castigo
di un’irta salita”
***
Nato da una famiglia poverissima, Ezio viene mandato in un orfanotrofio a sei anni, subito dopo la separazione dei genitori, perché nessuno dei due ha i soldi per mantenerlo.
Dall’inferno della sua infanzia lo salva la passione per il calcio.
Calciando in aria, da bambino sentii di poter bucare il cielo, di potermi aprire un varco, una via di fuga.
Ha 14 anni quando viene notato dall’Udinese che lo inserisce nelle giovanili per poi cederlo alla Spal; da qui passerà alla Torres, al Siena e al Rovereto.
A 24 anni, il suo debutto in serie A con la maglia del Lanerossi Vicenza.
«Al Vicenza prendevo 10 milioni di lire e quando andai a trattare l’ingaggio con Janich, d.s. del Napoli, pensai: “Ora lo frego, gli chiedo il doppio”. Quanto vuoi?, mi domandò. Venti milioni, risposi. Firma qua, replicò senza esitazione. Uscii convinto di aver raggirato i napoletani. In spogliatoio scoprii che l’ultimo della compagnia prendeva 60 milioni. Mi sentii lo scemo del villaggio».
Tra gli alti e bassi di una “vita spericolata”, nel giro di poco più di tre anni sarà già “fuori gioco”, come recita il titolo di uno dei suoi libri (“Una vita fuori gioco”, “Un farabutto esistere”, “Se mi mandi in tribuna, godo”, “Vietato alla gente perbene”, “Calci al vento”).
Il motivo di una parabola così breve? “Genio e sregolatezza” – si potrebbe dire: quelli di un uomo sempre controcorrente.
«Uno che sostiene che il gol è la cosa più insignificante di una partita, che è molto più divertente mirare il palo, uno che una volta ha dribblato il portiere e poi, a porta vuota, è tornato indietro perché anche un portiere è un uomo e bisogna dargli un’altra possibilità, uno così non deve fare carriera. E non vuole farla».
(Gianni Mura, dall’introduzione a “Una vita fuori gioco”)
A me piaceva da matti giocare al calcio. Quello che non mi piaceva era fare il calciatore.
Forse perché “Dentro una sfera, ci possono stare soltanto alcune piccole cose della vita“. Chissà…
“Sono autodidatta in tutto, specialmente negli sbagli. Ma quando la partenza è zoppa ti trascini invalido tutta la vita. Le tracce di sangue restano sempre. E non potendo tradire il sentire, avendo vissuto da sempre con il caos dentro, ho fatto di me stesso fiamma ed inferno. Forse per questo, quello che non ho è tutto quello che mi resta.”
(Ezio Vendrame, da “Capolavoro dell’inutile”)
*****
Foto tratta da “La Gazzetta dello Sport”

Lascia un commento