Pensieri

Nocciolo d’oliva

04.05.2022

Staccarsi dal corpo è stata una rissa. Non voleva morire questa carne di trentenne, piena di salute e di amore. Loro tiravano da fuori la mia vita a forza di frustate e chiodi, io spingevo a calci e niente, non voleva, non veniva via questa tua creazione piantata così forte. Ho fatto in tempo prima dei flagelli a recitarti la benedizione di quando si assaggiano le primizie: – Benedetto sei tu, Adonài, mio Elohim, re del mondo, che mi hai fatto vivere e durare e arrivare a questo tempo -. Ero io la primizia, mi hanno gustato vivo.
In questi ultimi anni non mi sono fermato mai. Mi sono asciugato l’acqua del battesimo di Giovanni andando nel deserto, ma non ho potuto aspettare in pace. Satana coi suoi trucchi da prestigiatore di paese mi voleva vendere per forza qualcosa del suo campionario di illusioni e mi appariva ogni momento. Nel deserto non ci sono porte, non doveva nemmeno bussare.
Questi pochi giorni di sepolcro sono tutti miei, finalmente.
Mi ero preparato a fermarmi tre giorni e tre notti come Giona nel pesce, ma già sento la carne che riparte e mi farà risorgere non dopo tre più tre, ma già nel terzo giorno.
Questo sepolcro nuovo, fresco di cantina, accelera il prodigio. Ho obbedito.
Ho rinunciato alla mia volontà di invecchiare, per salire sopra il legno romano del supplizio, per morire sotto gli occhi di soldati stranieri che si spartivano i miei panni.
Ora posso fermarmi a fare due conti prima della prossima violenza di natura, la risurrezione.
Anche stavolta sarò il primo a inaugurare l’esperienza. Durante il fitto tempo della missione ho voluto dimostrare un’altra possibilità di riscatto. Non porta frutto la rivoluzione quando è solo politica. I deboli, i poveri, gli offesi, devono armarsi d’altro. Solo una rivolta di anime in fiamme, di inermi infervorati di santità può scalzare dai troni le molte Roma del mondo. Si illudono gli agitatori del mio popolo, i coraggiosi zeloti: non con le armi di Davide, ma coi suoi salmi vincere è possibile.
Liberami dal sangue” (Sal 51,16) grida ed è esaudito.
La mia agonia sforzata su un osceno patibolo renderà questa macchina di morte un simbolo di amore. Le mie braccia spalancate dai chiodi resteranno fino alla fine degli abbracci. Non adesso: vi annuncio un altro Pèsah/Pasqua; vi aspetto al varco delle risurrezioni, dopo la mia le vostre.
C’incontreremo qui, voi ci verrete.

Erri De Luca, da “Nocciolo d’oliva”, 2002

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Immagine: Paul Gauguin, “Gesù nell’orto degli olivi”, 1889

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