Pensieri

Congedo

06.08.2022

“Ed era sera, ora.
E Almitra, la veggente, disse: Sia benedetto questo giorno e questo luogo e il tuo spirito che ha parlato.
Ed egli rispose: Sono io che ho parlato? Non sono stato io anche un ascoltatore? Poi discese i gradini del tempio, e tutto il popolo lo seguì. E nuovamente rivolgendosi alla folla, levò la sua voce e disse: popolo di Orfalese, il vento mi comanda di lasciarvi.
Meno impaziente del vento sono io, certo, ma devo andar via.
Per noi viandanti che sempre siamo alla ricerca della via più solitaria, nessun giorno comincia là dove è finito il giorno precedente; e nessun’alba ci trova là dove il tramonto ci ha lasciato. Andiamo errando anche mentre dorme la terra.
Siamo i semi della pianta tenace, e come maturiamo e giungiamo alla pienezza del cuore, il vento ci prende con sé e ci disperde.
Brevi furono i miei giorni tra voi, e ancora più brevi le parole che ho detto. Ma se la mia voce si attenuerà nelle vostre orecchie e il mio amore si dissolverà nel vostro ricordo, allora io ritornerò, e parlerò con più ricco cuore e labbra più docili allo spirito. Sì, tornerò con la marea, e se anche la morte mi celasse a voi e il grande silenzio dovesse avvolgermi, ancora io cercherò la vostra comprensione. E non cercherò invano.
Se qualcosa ho pur detto di verità, questa si rivelerà a voi con voce ancora più chiara, e con parole più affini ai vostri pensieri. Parto con il vento, popolo d’Orfalese, ma non già nel nulla; e se questo giorno non è il compimento delle vostre attese né del mio amore, sia allora esso promessa verso un altro giorno.

Le esigenze dell’uomo mutano, ma non il suo amore, né il suo desiderio che sia l’amore a soddisfarle. Sappiate perciò che tornerò dal grande silenzio. La nebbia che all’alba si dilegua e lascia solo rugiada nei campi si alzerà per raccogliersi in nuvola e ricadere in pioggia. E non dissimile dalla nebbia io sono stato.
Nella quiete della notte ho camminato per le vostre strade e il mio spirito è entrato nelle vostre case, e i vostri cuori erano nel mio e il vostro respiro era sul mio viso, e tutti vi ho conosciuto. Sì, ho conosciuto la vostra gioia e i vostri affanni, e nel sonno i vostri sogni erano i miei sogni…
Ho specchiato in me le altezze che sono in voi, le curve e i pendii e anche i vaganti greggi dei vostri pensieri e dei desideri…Ma ancora più dolce del vostro riso e più grande del vostro ardore, venne a me l’infinito che è in voi…L’uomo immenso che è in voi è come una quercia gigantesca, carica di fiori. La sua forza vi lega alla terra, la sua fragranza vi solleva nell’aria, e nella sua eternità  anche voi diventate immortali.
Uomini savi vennero a darvi la loro saggezza. Io sono venuto per apprendere dalla vostra saggezza. Ed ecco, ho trovato qualcosa che è più della saggezza. È uno spirito di fiamma dentro di voi che si alimenta di se stessa…
Io vi ho dato meno di una promessa, e tuttavia siete stati con me più generosi. Avete dato a me questa mia più profonda sete di vita…E in ciò è il mio onore e la mia ricompensa…
Per questo molto vi benedico. Voi date molto e non sapete che date tutto.
Ci siamo incontrati appena ieri in un sogno. Avete cantato per me nella mia solitudine e io ho edificato, col vostro ardore, una torre nel cielo…
E se le nostre mani  dovessero incontrarsi in un altro sogno, costruiremo un’altra torre nel cielo.”

Kahlil Gibran, “Congedo”, da “Il Profeta”, 1923

*****

Foto di Sonia Simbolo

Lascia un commento