Magazzino Memoria

Il crollo del Ponte Morandi: le testimonianze dei sopravvissuti

14.08.2022
Genova, 14 agosto 2018: 
“Prima ho sentito un rumore, poi è crollato tutto. Stavo andando a Genova, ero sul ponte quando la strada davanti a me ha iniziato a crollare. Ho visto le macchine che mi precedevano
precipitare nel vuoto e immediatamente dopo sono precipitato anch’io. Ho fatto trenta metri di volo e poi l’auto si è incastrata in un intercapedine tra l’asfalto e i supporti di cemento attutendo il colpo. È incredibile, ne sono uscito praticamente illeso.
Quando ho capito d’essere ancora vivo, ho cercato invano il cellulare ma il vivavoce bluetooth della macchina funzionava ancora. Ho chiamato subito i soccorsi, poi la mia ragazza e mio padre. Volevo salutarli, non sapevo se sarei uscito vivo da quell’inferno. Inizialmente non riuscivano a credere al mio racconto, è stata una conversazione surreale. Sarò rimasto in auto per una ventina di minuti, poi ho sentito le voci di due poliziotti che però non sono riusciti a raggiungermi. Mi sono fatto coraggio ed ho iniziato a scavare con tutta la forza che avevo nelle mani per uscire da quella montagna di macerie. Mi sono salvato”.
(Davide Capello)
“Erano da poco passate le 11,30 quando abbiamo visto un fulmine colpire il ponte e abbiamo visto il ponte che si andava giù. Inizialmente pensavamo fosse un tuono vicinissimo a noi, abbiamo sentito un boato incredibile”.
(Pietro M.)
“Ho sentito un boato e sono volato via, ho avvertito un colpo e sono andato ad sbattere contro il muro. L’urto mi ha fatto cadere una decina di metri, non ricordo altro.”
(Un camionista rimasto miracolosamente illeso)
“Quella mattina pioveva tantissimo, io e il mio collega Luigi iniziammo a fare il nostro giro di consegne come sempre. Dovevamo fare la penultima consegna. A un certo punto sento un tuono fortissimo, io stavo guardando il tablet e sento il mio collega Luigi che guidava dire “Ma che succede?”. Io alzo la testa e, come nei film, vedo l’asfalto che si apre. E sprofondiamo giù”.
(Gianluca Ardini)
“Eravamo felici, stavamo realizzando i nostri sogni, ma adesso stiamo perdendo tutto. Non riusciamo a lavorare e a gestire la vita come prima. Io non cammino neanche da sola, la gamba non ha ancora recuperato sensibilità: ci vorrà un anno di riabilitazione. Come faremo con il mutuo e un figlio all’università?”
(Natasha Yelina ed Eugeniu Babin)
“Il braccio, la schiena, l’occhio. Psicologicamente sono in cura, prendo dei farmaci per dormire e anche durante il giorno per evitare gli attacchi di panico.
Purtroppo è una cosa che ci porteremo dietro per tutta la vita, perché è troppo grossa da dimenticare, però sono vivo, sono con loro, e va benissimo così.”
(Gianluca)
“Quando nostro figlio Pietro sarà grande gli dirò che il 14 agosto del 2018 ha salvato suo papà dandogli la forza di rimanere aggrappato.”
(Giulia, la compagna di Gianluca)

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