Affabulazioni

La storia di un pesce solitario di nome Shark

14.09.2022

La famiglia Wilson andò al negozio di animali per comprare un nuovo pesce. Cercarono a lungo finché il piccolo Jack gridò: ”Questo va bene! Lo voglio chiamare Shark”. Il padre, ormai esausto, lo comprò.

Arrivarono a casa e Shark si ritrovò in un acquario dove c’erano tre pesci grandi e uno piccolo. Shark andò a parlare con il piccolo Nemo e scoprì con sua grande sorpresa che era amichevole e molto simpatico.

Non passò molto che arrivarono i tre pesci grandi, che iniziarono a prendere in giro Nemo perché era il più piccolo.

Shark prese allora le difese del suo nuovo amico con il risultato di prendersi un sacco di botte dai tre energumeni. Nemo e Shark, per salvarsi, dovettero fingersi morti, così risalirono in superficie galleggiando sul pelo dell’acqua. Speravano con questa mossa di farsi perdonare dai più grandi, impietosendoli con le loro pance a galla, poiché un acquario senza pesci piccoli è privo di ogni divertimento: come farebbero difatti i pesci più forti e possenti a prendersela con quelli più indifesi senza la loro presenza?

Purtroppo, proprio in quell’istante, fuori dall’acquario, un retino verde li prese e li buttò nel water. Da lì cominciò per loro un lungo e tortuoso tragitto nel profondo e orribile mondo delle fogne; purtroppo il povero Nemo essendo più piccolo non sopravvisse e morì; Shark, invece, seguì la corrente, riuscendo a gettarsi in un fiume.

Il pesce, desolato, incontrò tre trote che si chiamavano Sammy, Dori e Tailer e chiese informazioni su dove si trovava e aiuto per la pinna ferita, così Sammy disse:

“Prima ho visto una fascia che ti può essere di aiuto” – poi andò ai lati del fiume dove c’erano montagne di rifiuti e prese una fascetta, consegnandola a Shark.
Intanto Dori, che stava cercando da un’altra parte, rimase incastrato in un sacchetto di plastica buttato nel fiume. Completamente avvolto dalla sua struttura impermeabile, soffocò in un baleno, senza poter richiedere aiuto ai suoi compagni.

Shark, Sammy e Tailer proseguirono il tragitto lungo il fiume cercando di risalire le correnti contrarie, sperando di raggiungere presto il mare, luogo da cui tutti provenivano. Ma dopo alcuni giorni Tailer rimase vittima di un incidente: fermatosi a cercare cibo, rimase ricoperto da una sostanza gelatinosa nera, probabilmente persa da qualche batteria lanciata nel fiume. Così, nemmeno lui sopravvisse.

Rimasti solo in due, Shark e Sammy, assai affamati si misero in cerca di cibo. Fortunatamente Shark trovò un pezzo di pane e lo condivise con Sammy: almeno per un po’ riuscirono a saziare la fame. Poco dopo Sammy distinse un inconfondibile odore di fragola. Cercò di trovarne l’origine, ma rimase attaccato ad una cicca che proprio in quel momento venne lanciata dal finestrino di una macchina.

Fu così che Shark proseguì il suo viaggio solitario senza più i suoi amici. Dubitando della buona riuscita del suo viaggio, pensò che fosse davvero inutile continuare la sua missione fino al mare. Per questo motivo si fermò per osservare bene tutto quello che gli succedeva intorno. Decise di diventare un “pesce scienziato”, di occuparsi per sempre di questioni ambientali, di comprendere come mai l’acqua che da sempre lo aveva ospitato era diventata fonte di così tanti e mortali pericoli.

Da quel momento si munì di una lente di ingrandimento, di una penna, di un calamaio e di tante conchiglie su cui scrivere, nonché di tanta arguzia e di tanta pazienza per diventare il più importante pesce studioso dell’inquinamento idrico. Pertanto, se mai vi doveste capitare di pescarlo o di incontrarlo, fate molta attenzione a non disturbarlo e a non distoglierlo dal suo prezioso lavoro. Le analisi e le soluzioni che sta elaborando sono d’importanza fondamentale per correggere quegli abominevoli comportamenti dell’uomo che con il suo disdicevole esempio sta arrecando danno all’ambiente.

Nicolò N., “La storia di un pesce solitario di nome Shark” – Fonte: Piccole Storie di Gesso

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