Pensieri

Il libro del tè

17.10.2022

“Il tèismo: si tratta di un culto fondato sull’adorazione del bello, in contrapposizione alle miserie della vita quotidiana. Il tèismo ispira purezza e armonia, il mistero della carità reciproca, un senso romantico dell’ordine sociale. Fondamentalmente è un culto dell’imperfetto, e al tempo stesso un fragile tentativo di realizzare qualcosa di possibile in quell’impossibile che per noi è la vita.
La filosofia del tè non è mero estetismo nella comune accezione del termine, giacché esprime, con l’etica e la religione, la nostra concezione dell’uomo e della natura. E’ igiene, in quanto costringe alla pulizia; è economia, in quanto mostra che il benessere va ricercato nelle cose semplici, non in quelle complicate e costose; è geometria morale, in quanto definisce il rapporto armonico tra noi e l’universo. Rappresenta l’autentico spirito della democrazia orientale, giacché trasforma tutti coloro che gli sono devoti in aristocratici del gusto.”

 

“Lu T’ung, poeta dell’epoca T’ang, scriveva: “La prima tazza mi inumidisce le labbra e la gola, la seconda rompe la mia solitudine, la terza fruga nelle mie sterili viscere per scovarvi cinquemila volumi di strani ideogrammi. La quarta tazza provoca una leggera sudorazione – tutto il male della vita trasuda dai miei pori. Alla quinta tazza, eccomi purificato; la sesta mi conduce nel regno degli immortali. La settima – ah, non potrei berne ancora! Riesco solo a sentire il soffio di un vento fresco che alita nelle mie maniche.”

 

“Lo splendore del meriggio illumina i bambù, le sorgenti gorgogliano lietamente, e nella nostra teiera risuona il mormorio dei pini. Abbandoniamoci al sogno dell’effimero, lasciamoci trasportare dalla meravigliosa insensatezza delle cose.”

 

“Quelli fra noi che non conoscono il segreto di imporre norme alla propria esistenza, in questo mare tumultuoso di insensati affanni che chiamiamo vita, sono in uno stato di perenne sofferenza, anche se tentano invano di apparire contenti e soddisfatti. Vacilliamo nel tentativo di mantenere il nostro equilibrio morale, e in ogni nuvola che si leva all’orizzonte vediamo presagi di tempesta. Ma c’è gioia e bellezza anche nell’ondeggiare dei flutti che avanzano verso l’eternità. Perchè non entrare nel loro spirito o, come Lieh-tzu, cavalcare l’uragano stesso?
Solo chi ha vissuto con la bellezza può morire in bellezza.”

 

“I taoisti narrano che nel grande principio del Non Principio, Spirito e Materia si affrontarono in una lotta mortale. Alla fine l’Imperatore Giallo, il Figlio del Cielo, trionfò su Shuhyung [Chu Jung], il demone dell’oscurità e della terra. Il titano agonizzante urtò con la testa il cielo, mandano in frantumi la celeste volta di giada. Le stelle persero i loro nidi, e la luna vagò senza meta nei deserti abissi della notte. In preda alla disperazione, l’Imperatore Giallo cercò ovunque chi sapesse riparare i cieli. Non cercò invano. Dal mare d’Oriente emerse una regina, la divina Niuka, dal capo munito di corona e dalla coda di drago, splendente nella sua armatura di fuoco. Nella sua fucina magica, essa saldò l’arcobaleno dai cinque colori e ricostruì il cielo della Cina. Ma si narra anche che Niuka scordò di saldare due sottili crepe nel dualismo dell’amore – due anime che rotolano nello spazio senza mai fermarsi, fino a quando non si uniscono per render compiuto l’universo. Ogni volta ognuno deve ricostruire il proprio cielo di speranza e di pace.”

 

Okakura Kakuzo, da “Il libro del tè”, 1906

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