SONIA – Ma voi non siete contento della vita?
ÀSTROV – Amo la vita in genere, ma questa nostra vita provinciale, russa, piccolo – borghese, non posso assolutamente sopportarla e la disprezzo con tutte le forze dell’anima. Per quel che riguarda la mia vita personale, privata, ebbene bisogna dire che assolutamente non c’è niente di buono. Vedete, quando attraversate di notte un bosco tenebroso, se scorgete in lontananza brillante un lumicino, allora non vi accorgete della stanchezza, né delle tenebre, né degli spini che vi graffiano il viso…Voi sapete che io lavoro come nessun’altro lavora in questa provincia, la sfortuna mi perseguita senza tregua, a volte soffro in modo intollerabile, eppure non scorgo nessun lume brillante in lontananza. Ormai non mi aspetto più nulla, la gente non mi piace…Da tempo ormai non amo più nessuno.
SONIA – Nessuno?
ÀSTROV – Nessuno. Provo un senso di tenerezza per la vostra balia, perché mi ricorda il passato. I contadini sono tutti uguali, privi d’istruzione, vivono in mezzo al sudiciume, e con gl’intellettuali andar d’accordo è difficile. Mi stancano. Tutti questi nostri buoni amici hanno pensieri e sentimenti meschini e non riescono a vedere più in là del loro naso; insomma sono semplicemente degli sciocchi. Quelli poi che sono un po’ più intelligenti e hanno una certa statura intellettuale, sono degli isterici, ròsi dal demone dell’analisi e della riflessione…si lagnano continuamente, detestano tutti, diventano morbosamente maldicenti, si accostano al prossimo pieni di malanimo, lo guardano di sbieco e sentenziano: “Oh, quello è uno psicopatico!”, oppure: “Quello è un parolaio!”. Quando poi non sanno quale etichetta appiccicarti in fronte, allora dicono: “È uno stravagante, davvero stravagante!”. A me piacciono i boschi e loro lo trovano strano, non mangio carne e anche questo è strano per loro. Non è più possibile un rapporto immediato, puro, libero con la natura e con gli uomini…No, non è più possibile! (Fa il gesto di bere).
SONIA (trattenendolo) – Non bevete, vi prego, vi supplico, smettetela di bere.
ÀSTROV – Perché?
Foto del WWF
“Voi tutti irragionevolmente rovinate i boschi, e presto sulla terra non resterà più nulla. Con la stessa irragionevolezza rovinate l’uomo, e presto, grazie a voi, sulla terra non resteranno né fedeltà, né purezza, né spirito di sacrificio.
Perché non riuscite a vedere con indifferenza una donna, se ella non è vostra? Perché (…) in tutti voi si annida il demone della distruzione. Non avete pietà né dei boschi, né degli uccelli, né delle donne, né l’uno dell’altro…”
Ănton Cechov, da “Zio Vanja”, 1896
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Nell’immagine: “Zio Vanja”: scena dal Primo atto, Teatro d’arte di Mosca (1899)