Pensieri

Torti e ragioni

26.06.2023
Il proprio torto, quello che abbiamo arrecato, è molto più pesante da portare dell’altrui, quello che ci è stato arrecato (non precisamente per ragioni morali, beninteso); chi lo fa è propriamente sempre colui che soffre, nel caso cioè in cui sia accessibile o ai rimorsi o all’idea che, con la sua azione, egli ha armato la società contro di sé e si è isolato.
Perciò bisognerebbe guardarsi – se non altro per amore della propria felicità intima, cioè per non perdere il proprio benessere, prescindendo completamente da tutto ciò che la ragione e la morale comandano – dal far torti ancor più che dal subir torti; quest’ultima cosa ha infatti il conforto della buona coscienza, della speranza della vendetta, della compassione e del consenso dei giusti, anzi dell’intera società, la quale ha paura di chi fa il male.
Non pochi sono abili in quella sconcia arte di raggirare sé stessi, consistente nello spacciare ogni torto proprio per uno altrui a essi arrecato e di riservarsi, a scusante di ciò che essi stessi hanno fatto, il diritto eccezionale della legittima difesa: per portare in questo modo molto più facilmente il loro peso.
Friedrich Nietzsche, da “Umano troppo umano II”, 1879/80.

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