Affabulazioni

Guida agli animali fantastici

11.07.2023
La remora
La remora è uno strano animale, chi lo dice grasso e nero come un’anguilla (Eliano, Nat. anim., II, 17), chi (Plinio, Nat. hist., IX, 41) piccolo e dimorante tra le rocce del fondo marino tra cui si mimetizza. In greco si chiama echeneis, «che trattiene le navi». Se si attacca alla chiglia di una nave, la nave non va più avanti. Non si sa perché lo faccia e come possa farlo. Anche se tira un gran vento o se remano tutti i rematori, la nave sta ferma come fosse ancorata; allora si manda giù un ragazzo che nuota sotto la nave a cercare la remora. Muciano dice che è una conchiglia di circa trenta centimetri.
Ma la remora ha il potere di fermare tutto, anche le cause legali, attaccandola al banco del giudice in tribunale; di impedire le nozze, attaccandola alla casa della promessa sposa (o dello sposo), dove da quel momento tutto rallenta, rallenta la digestione, rallenta la cottura dei cibi (vedi lo pseudo Eliano), rallenta il sonno, per cui in quella casa si dorme moltissimo e al mattino ci si sveglia come rallentati, un’ora per decidersi se alzarsi o no, poi si fa colazione, e anche il latte non si decide mai a bollire, di modo che è già l’ora di pranzo e tanto vale spegnere il latte e mettersi a cucinare, ma quando il pranzo è pronto, è quasi l’ora di cena, per cui invece di far colazione si cena, la quale poi si prolunga tanto che è già il giorno dopo, e tutto per via della remora attaccata sotto lo zerbino di casa, dice lo pseudo Eliano. Intanto il fidanzato bussa alla porta, tutto agitato per il giorno imminente, tutto frenetico per i preparativi: «Ci son da fare ancora un sacco di cose, dove eri finita?» dice alla sposa; ma passata la soglia entra anche lui sotto l’effetto della remora (messa da qualcuno invidioso che non vuole le nozze, o da qualcuno che vuole per sé la sposa, ad esempio don Rodrigo, nel caso si trattasse del matrimonio di Renzo e Lucia, dico nel caso, ma don Rodrigo sembra non sapesse nulla delle virtù della remora), e allora anche il fidanzato rallenta, si mette in poltrona, o su un triclinio (se siamo al tempo di Roma antica), ogni tanto gli esce una parola di bocca, ma bisogna aspettare mezz’ora per sentire la successiva. È naturale che non si arriverà mai al matrimonio; se un cugino ad esempio, messo in sospetto, non solleva lo zerbino di casa, e allora si scopre la remora, così attaccata con tutti i dentini che si fa più presto a gettare la remora con lo zerbino nel mare.
Una remora invece è consigliata (dice Plinio) per evitare un parto prematuro; al nono mese il personale qualificato va dalla puerpera e stacca la remora, immediatamente si hanno le doglie e il parto. E questo per dire come un influsso dannoso possa essere volto a vantaggio. Questo basti sulle virtù della remora.
Ermanno Cavazzoni, da “Guida agli animali fantastici”, (La remora), 2011
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Disegno di remora realizzato dai ragazzi dell'”Atelier dell’errore” di Neuropsichiatria Infantile di Reggio Emilia
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La foca
Eudemo di Rodi, discepolo di Aristotele, racconta che una foca si era innamorata di un pescatore; usciva dal mare e in una grotta aveva rapporti sessuali con lui. Il pescatore era brutto oltre ogni dire, deforme, e rovinato in faccia, ma la foca lo trovava bellissimo.
Questo per dire come i gusti siano soggettivi, a volte perversi, e anche fra gli uomini può capitare che uno s’innamori di un’asina, o di una capra, non della più bella, ma ad esempio di una capra un po’ disgraziata che però a lui appare attraentissima e unica, e disdegna tutte le altre del gregge che magari a loro modo si fan belle per lui e lo stuzzicano.
Un mandriano si era innamorato di un’asina e l’asina si era innamorata di lui, e tutti e due erano quanto di più brutto e antiestetico si poteva vedere, però si riempivano di gentilezze, di piccoli doni, di mazzolin di fiori, il mandriano all’asina, e l’asina abbassava le orecchie, si strofinava, mentre lui le mordeva il collo esattamente come fa un asino innamorato; e lei era un’asina che sul mercato non valeva niente, zero, buona da buttare ai pesci; e lui aveva fatto solo la prima elementare, quindi semianalfabeta, non più giovane, senza esperienza con le ragazze, perché non lo volevano. Però si trovavano belli. L’asina era attratta di sicuro anche dal suo ruolo di capo, ma a lui era solo la bellezza che gli piaceva, a sentir lui, anche se non avrebbe saputo dire cos’è la bellezza. In questo era paragonabile al pescatore che amava la foca, il quale però aveva come scusante il fatto che le foche spesso sono belle davvero, la pelle liscia, le mosse sinuose e una femminilità che trasuda intensa, che spesso invece le ragazze di terra non hanno, sono più legnose, coriacee, con le gambe che vanno ognuna da una parte diversa e finiscono in un piede con delle piccole dita rattrappite, che ancora l’evoluzione di Darwin non ha abolito, e delle unghie che non si sa a cosa servono, non certo per nuotare.
Ermanno Cavazzoni, da “Guida agli animali fantastici” (La foca)
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Nella foto: Kópakonan, la statua della donna-foca, nell’sola Kalsoy, nell’arcipelago delle Fær Øer (Islanda)

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