Linguaggi

Le stagioni nella poesia di Ema Saikō

19.09.2023
Primavera
“Il suono del koto slega la malinconia:
dalla finestra, il cinguettio di un usignolo.
La pioggia è fine: si mescola allo scarlatto
del pesco, immobile; il verde ammanta l’anima
del salice: chiamo una ragazza perché levi
dai fiori i residui d’oro; sull’incensiere
a forma di anatra si è formato il muschio.
Quanto dureranno questi giorni, così belli,
il cuore straziato della primavera nella mia stanza?”
*
Estate
“Una coppia di rondini sfiora le persiane:
mi sveglio dai sogni del sonno meridiano.
Sudore sul collo, la pelle è bagnata: i capelli
aggrovigliati in un caos di forcine.
Sono troppo esausta per riprendere il gioco
del cucito, non ho voglia di aprire il libro
letto a metà. Il giglio profuma oltre la ringhiera:
muovo il ventaglio di seta, dimoro nell’ozio.”
*
Autunno
“Tintinna il vento, scuote la grondaia come fosse
una campana: il potere ipnotico dell’Imperatore delle Fiamme
è svanito dalla terra. Le foglie del banano, toccate
dal verde, non segnalano pioggia; il loto, sbiadito,
non può resistere ai soffi. I richiami delle oche
spaventano il mio cuscino solitario; aria gelida
dalle imposte. Non si usa più il ventaglio
rotondo, è un peccato: resta lì, riposto
in una scatola di bambù.”
*
Inverno
“Dentro il recinto, il prugno è profezia di primavera:
i rami sono obliqui e spogli, ma il suo profumo
penetra tra le tende. Taglio la stoffa, prendo le misure,
per preparare tè chiedo consiglio alla cameriera.
Famelico, un uccello continua a inghiottire le bacche
del bambù. Taglio i narcisi e li sistemo in un vaso
d’argento: la neve, a volte, picchia contro i muri
come una turbolenza di insetti – lascia alcune
macchie appena sfocate sulla seta blu.”
Ema Saikō (1787-1861), poetessa, pittrice e calligrafa giapponese
Ema Saikō apprese dal padre i primi rudimenti  della calligrafia e della pittura, per poi diventare allieva del monaco Gyokurin, dal quale  imparò la tecnica di  pittura del bambù, che sarebbe diventata  in seguito il suo soggetto preferito. Quanto alla poesia, il suo maestro fu Rai San’yō, acclamato poeta di kanshi (ossia di  versi composti in lingua cinese classica), che, a differenza dei tanka e degli haiku, consentono una maggiore libertà nella scelta delle tematiche, e che, nel caso di Ema Saikō, spaziano dalla natura all’amicizia, dai viaggi alla pittura.

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