Linguaggi

Utopia, il “non-luogo”

10.01.2024
“L’utopia è là nell’orizzonte. Mi avvicino di due passi e lei si distanzia di due passi.
Cammino 10 passi e l’orizzonte corre 10 passi.
Per tanto che cammini non la raggiungerò mai. 
A che serve l’utopia?
Serve per questo: perché io non smetta mai di camminare.”
Eduardo Galeano, da “Le Vene aperte dell’America latina”, 1971
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Utopia
“Isola dove tutto si chiarisce.
Qui ci si può fondare su prove.
L’unica strada è quella di accesso.
Gli arbusti fin si piegano sotto le risposte.
Qui cresce l’albero della Giusta Ipotesi
con rami districati da sempre.
Di abbagliante linearità è l’albero del Senno
presso la fonte detta Ah Dunque È Così.
Più ti addentri nel bosco, più si allarga
la Valle dell’Evidenza.
Se sorge un dubbio, il vento lo disperde.
L’eco prende la parola senza che la si desti
e chiarisce volonterosa i misteri dei mondi.
A destra una grotta in cui giace il senso.
A sinistra il lago della Profonda Convinzione.
Dal fondo si stacca la verità e lieve viene a galla.
Domina sulla valle la Certezza Incrollabile.
Dalla sua cima si spazia sull’Essenza delle Cose.
Malgrado le sue attrattive l’isola è deserta,
e le tenui orme visibili sulle rive
sono tutte dirette verso il mare.
Come se da qui si andasse soltanto via,
immergendosi irrevocabilmente nell’abisso.
Nella vita inconcepibile.
Wislawa Szymborska, “Utopia”, da  “Grande numero”, 1976
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Utopia

 

“Utopia è il luogo
in cui vorremmo essere nati,
ma siamo nati altrove.
Utopia è il luogo
in cui avremmo voluto crescere,
e scoprire il mondo,
ma siamo vissuti altrove,
e il mondo ci si è rivelato da solo,
spietato e inevitabile,
pericoloso.
Utopia è il luogo in cui, forse,
non ci sarà nemmeno concesso di morire:
perché anche questo sarebbe un privilegio.
Lungo il percorso
tanto ci siamo compromessi,
con la durezza del mondo reale,
da perdere le ali necessarie
a volare tanto in alto.
Ma abbiamo imparato a camminare.”

 

Anna Ventura, poesia inedita

 

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Makis E. Warlamis, “Utopien 04”

 

 

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La grande paura

 

“La storia della mia persona
è la storia di una grande paura
di essere me stessa,

contrapposta alla paura di perdere me stessa,
contrapposta alla paura della paura.
Non poteva essere diversamente:
nell’apprensione si perde la memoria,
nella sottomissione tutto.

Non poteva
la mia infanzia,
saccheggiata dalla famiglia,
consentirmi una maturità stabile, concreta.
Né la mia vita isolata
consentirmi qualcosa di meno fragile
di questo dibattermi tra ansie e incertezze.
All’infanzia sono sopravvissuta,
all’età adulta sono sopravvissuta.
Quasi niente rispetto alla vita.

Sono sopravvissuta, però.
E adesso, tra le rovine del mio essere,
qualcosa, una ferma utopia, sta per fiorire.”

 

Piera Oppezzo, da “Una lucida disperazione”

 

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Immagine in evidenza: Jenni Pasanen, immagine generata dall’intelligenza artificiale

 

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