“L’Africa, fra tutti i continenti, insegna questo:
che Dio e il Diavolo sono uno,
la maestà coeterna,
non due increati ma un solo increato.”
Karen Blixen, da “La mia Africa”, 1937
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“Ho lasciato la mia terra
quel suolo che calpestavo con le ginocchia
Ho lasciato visi annebbiati dall’oblio
Ho lasciato lì le mie scarse parole.
Cinque anni e da due non vedevo mia madre
Ho lasciato la mia terra per un nuovo inizio
Verso un viso che non ricordavo
Una parola dimenticata: mamma, Hooyo.
Ho lasciato la mia terra e un futuro incerto.
Ho lasciato la mia terra perché i miei piedi non sapevano calpestarla.
la mia pancia era gonfia di vuoto, il mio cuore silenzioso.
Ho lasciato la mia terra per guarire le gambe
Mi hanno alzata in piedi, insegnato a camminare, insegnato un’altra lingua
Ma ho perso le parole del passato
Non gattono più
Non mi impolvero le gambe di sabbia
e tutto ciò che vorrei è affondare nelle parole perse
nuotare nelle favole perdute, arrampicarmi su acacie rachitiche,
Perdermi negli sguardi che mi riconoscono come una di loro:
Ridere delle storie che non conosco
Ballare e cantare i ritmi che hanno percorso le mie vene
Ripetere gli sheeko sheeko a mia figlia
Tuttavia, le mie parole zoppicano come le mie gambe,
I miei canti stonano e il mio cuore piange un pianto disperato e muto.”
Rahma Nur (Poetessa di Mogadiscio), “Ho lasciato la mia casa”, dalla sezione “Curare”, in “Il sussurro e il grido” – Traduzione di Pina Piccolo
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Dipinto di Nelson Makamo
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“Ti offro
una ciotola d’acqua,
inginocchiandomi con amore,
in attesa che tu la beva tutta.
Qualcosa
nel tuo modo di sorseggiarla
mi fa pensare
Che hai bevuto da un’altra ciotola…
E che non hai affatto sete
Andrai in cerca di acqua che ha lo stesso sapore della mia e non ne troverai alcuna, perché io non posso essere trovata in nessuno se non in me.
Assetato, tornerai di corsa da me, aprendo i miei rubinetti, ma io non scorrerò e scenderò soltanto sotto forma di gocce, assicurandomi che nulla cresca nel tuo deserto.
E solo allora saprai che hai preso, preso e mai dato nulla.
Tesoro, devi sapere che non sono la dimora delle anime perdute, non venire assetato.
I miei fiumi non sono risposte alle tue aride domande.
Non cercarmi, trova prima te stesso.”
Gertrud Tom (Poetessa della Tanzania) – Traduzione di Giovanna Molinelli
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Essere donna
“Essere una donna regala
Vera gioia.
Essere una donna regala
Vero dolore.
Significa essere in grado
di gestire entrambe le situazioni con dolcezza…
Ci si aspetta che tu sia la guaritrice della famiglia,
poiché le guaritrici non sentono dolore
mentre guariscono chi soffre…
Ovviamente il dolore c’è,
Semplicemente decidiamo di provarlo dopo…”
Gertrud Tom (Poetessa della Tanzania), “Essere donna” – Traduzione di Giovanna Molinelli
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Dipinto di Emmanuel Akolo, artista nigeriana
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Bellezza
“C’è del bello nella testardaggine,
nel cadere a terra, e ritirarsi su.
Non è forse l’alzarsi
e l’infrangersi
delle onde
a mantenere
vivo l’Oceano?”
Gertrud Tom (Poetessa della Tanzania), “Bellezza” – Traduzione di Giovanna Molinelli
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Frederick Judd Waugh (1875-1945), “In mezzo all’oceano”
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Vuoi che usi la penna
“Vuoi che usi la penna
o le labbra per raccontare le cose che mi toccano?
E se le racconto, sarai in grado di ascoltare e comprendere?
Ma perché il mio genere
si insinua e si prende gioco di me deliberatamente?
Forse dovrei tacere
come una vecchia campana, ma…
Come posso cambiare questa avventura chiamata vita se la mia voce rimane inascoltata?
Voglio essere ascoltata
Senza essere etichettata
Senza essere discriminata,
Senza essere interrotta:
Ti prego,
Lasciami parlare
Lascia che mi esprima
Nel mio linguaggio interiore
E poi mettiti in ascolto.
Ti prego, lascia che io abbia almeno
la possibilità di raccontarti
Della mia paura
Della mia speranza
Della mia disperazione
Della mia situazione
Per quanto imbarazzanti possano sembrare le mie parole
Potrebbero essere chiare e profonde.”
Eunice Mtavangu (Poetessa della Tanzania) – Traduzione di Rosa Cangiano
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Immagine presa dal web
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