…ovvero, le assurdità del sistema industriale:
“Prendiamo dunque un esempio di una manifattura di poco conto, ma nella quale la divisione del lavoro è stata rilevata spesso: la fabbricazione degli spilli. Un operaio non addestrato a questa manifattura (che la divisione del lavoro ha fatto un mestiere speciale), e che non conosca l’uso delle macchine che vi s’impiegano (l’invenzione delle quali è stata probabilmente originata dalla stessa divisione del lavoro) potrà a malapena, applicandosi al massimo, fabbricare un solo spillo al giorno, e certamente non ne potrà fabbricare venti.Ma nel modo in cui si esegue ora tale fabbricazione, non soltanto essa è un mestiere speciale, ma si divide in molti rami, la maggior parte dei quali è analogamente un mestiere speciale. Un uomo tira il filo del metallo, un altro lo tende, un terzo lo taglia, un quarto lo appunta, un quinto l’arrota all’estremità in cui deve farsi la testa; farne la testa richiede due o tre operazioni distinte, collocarla è un’operazione speciale, pulire gli spilli è un’altra, ed un’altra ancora è il disporli entro la carta; ed in tal modo l’importante mestiere di fare uno spillo si divide in circa diciotto operazioni distinte, che in alcune fabbriche sono tutte eseguite da operai distinti, benché in altre fabbriche lo stesso uomo ne eseguirà talvolta due o tre.
Ho visto una piccola fabbrica di questo genere che occupava soltanto dieci uomini, e nella quale, di conseguenza, ciascuno di loro eseguiva due o tre operazioni diverse. Ma sebbene essi fossero assai poveri, e perciò non disponessero di tutte le macchine necessarie, pure, quando s’impegnavano potevano fabbricare complessivamente dodici libbre di spilli al giorno. Una libbra contiene oltre quattromila spilli di media grandezza. Quelle dieci persone potevano dunque fabbricare assieme oltre quarantottomila spilli al giorno. Si può dunque ritenere che ciascuno di loro, facendo una decima parte di quarantottomila spilli, ne fabbricasse quattromilaottocento al giorno. Se invece essi avessero lavorato separatamente ed indipendentemente l’uno dall’altro, e senza che nessuno di loro fosse stato addestrato a questo mestiere particolare, ciascuno di loro non avrebbe potuto certamente fabbricare venti spilli al giorno, e forse neanche uno; ossia certamente di meno della duecentoquarantesima parte, e forse neanche la quattromila ottocentesima parte di quello che essi sono ora capaci di ottenere, in conseguenza di un’appropriata divisione e combinazione delle loro diverse operazioni.”
Adam Smith, da “Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni”, 1776
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“Supponiamo che, a un certo momento, una certa quantità di persone sia impegnata nella produzione degli spilli. Esse producono tanti spilli quanti sono necessari per il fabbisogno mondiale lavorando, diciamo, otto ore al giorno. Ed ecco che qualcuno inventa una macchina grazie alla quale lo stesso numero di persone nello stesso numero di ore può produrre una quantità doppia di spilli. Il mondo non ha bisogno di tanti spilli, e il loro prezzo è già così basso che non si può ridurlo di più. Seguendo un ragionamento sensato, basterebbe portare a quattro le ore lavorative nella fabbricazione degli spilli e tutto andrebbe avanti come prima.
Ma oggigiorno una proposta del genere sarebbe giudicata immorale. Gli operai continuano a lavorare otto ore, si producono troppi spilli, molte fabbriche falliscono e metà degli uomini che lavoravano in questo ramo si trovano disoccupati. Insomma, alla fine il totale delle ore lavorative è ugualmente ridotto, con la differenza che metà degli operai restano tutto il giorno in ozio mentre metà lavorano troppo. In questo modo la possibilità di usufruire di più tempo libero, che era il risultato di un’invenzione, diventa un’universale fonte di guai anziché di gioia. Si può immaginare niente di più insensato?”
Bertrand Russell, da “Elogio dell’ozio”, 1935