Affabulazioni

Il terrazzino dei gerani timidi

02.04.2024
Lentamente mi accucciai dentro un tramonto invisibile, sospeso nel tutto fermo delle cose che tenevano il respiro in attesa del buio.
C’era un silenzio perfetto e inviolabile, senza timore e unicamente aggrappata a quella piccola zattera fiorita scivolai immobile dentro un oceano di silenzio.
Ci volle un po’ di tempo, un po’ di nulla, poi a poco a poco tutto parve allentarsi, anch’io rallentavo.
Chiusi gli occhi e, dopo quello che mi parve un naufragio nel silenzio senza alcun danno, mi sembrò che, infranto il muro, arrivassi alla meta, divenissi anch’io silenzio.
Respiravo profondamente l’aria della sera, si trascinava dietro un tiepido profumo di gerani, mi assalì il timore che tutto sarebbe rimasto identico e immutabile come quei vasi indifferenti.
Nulla era certo, mi dissi, ero stanca, quel difficile esercizio di equilibrio, in bilico tra l’infanzia, il presente e il futuro remoto, aveva incredibilmente moltiplicato il tempo.
Per la prima volta erano davvero esistiti istanti gemelli trascorsi a braccetto, lontani tra loro nel tempo.
Era stato un piccolo impossibile miracolo.
Mi colse una breve vertigine.
In quella inviolata solitudine, fu come se l’universo dentro di me avesse fatto una capriola e adesso si fosse capovolto, messo a testa in giù, mi piaceva tanto.
Ecco, mi dissi, questo preciso attimo, è gioia.
Il silenzio là fuori era così dolce che mi pareva di sentirne il canto.
Da qualche parte avevo letto che tutto è armonia se solo riusciamo a sentirla, così rimasi in ascolto ed ebbi cura di muovermi, senza spostarlo.
Il Silenzio.
Anna Marchesini, da “Il terrazzino dei gerani timidi”, 2011
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Nell’immagine: Dipinto di Ekaterina Neshkova

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