C’è una battuta in una scena del film Patton, generale d’acciaio, che da sola riassume ciò che questo libro si propone di capire. Il generale Patton ispeziona il campo dopo una battaglia. Terra sconvolta, carri armati distrutti dal fuoco, cadaveri. Il generale solleva tra le braccia un ufficiale morente, lo bacia, e, volgendo lo sguardo su quella devastazione, esclama: «Come amo tutto questo. Che Dio mi aiuti. Lo amo più della mia vita.»Se non entriamo in questo amore per la guerra, non riusciremo mai a prevenirla né a parlare in modo sensato di pace e disarmo. Se non spingiamo l’immaginazione dentro lo stato marziale dell’anima, non potremo comprenderne la forza di attrazione. In altre parole, occorre «andare alla guerra», e questo libro vuole essere una chiamata alle armi per la nostra mente. E non andremo alla guerra «in nome della pace», come tanto spesso una retorica ipocrita proclama, ci andremo in nome della guerra: per comprendere la follia del suo amore.
James Hillman, da “Un terribile amore per la guerra”, 2004